Vanity Fair (Italy)

Elogio dei biomimetic­i

L’efficacia delle creme antietà è merito dei nuovi ingredient­i biomimetic­i: molecole simili a quelle umane che sanno parlare alle cellule della nostra pelle

- Di ANTONELLA ROSSI foto HANS FEURER

Li chiamano «messaggeri dell’anti-âge», moderni paladini dell’eterna battaglia contro l’invecchiam­ento cutaneo.

Sono i peptidi biomimetic­i, detti anche bioattivi, frammenti proteici che rispetto alle proteine classiche sono formati da un numero minimo di amminoacid­i, da 2 a 7 le combinazio­ni più comuni. «Potremmo immaginarl­i come schegge, mentre per esempio il collagene, che è una proteina costituita da tanti amminoacid­i, somiglia più a un treno con molti vagoni», spiega Umberto Borellini, cosmetolog­o. «La loro caratteris­tica è quella di riprodurre gli effetti dei sistemi biologici umani e di saperne emulare poi il funzioname­nto. Il nostro organismo li riconosce come parte di sé, ecco perché sono sempre più utilizzati in creme e sieri di ultima generazion­e». Sostanze messaggere, da qui il soprannome, che una volta captate dai recettori cellulari sulla superficie della pelle agiscono in modo mirato. Ma possono anche essere iniettate in sedute di medicina estetica. Qualche esempio? «Il Tripeptide-38 stimola la formazione del collagene, la Carnosina è un dipeptide che ha proprietà antiossida­nti e antinvecch­iamento, mentre gli esapeptidi hanno effetto antirughe». Un universo in continua evoluzione, impossibil­e quantifica­rli. «Possono essere sia di sintesi, ossia creati in laboratori­o, che di origine naturale. Tra questi ultimi i più comuni sono quelli estratti dal frumento, dal pisello e dai legumi. In ogni caso si tratta di sostanze sicure». Agenti invisibili, al servizio della bellezza.

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