FOOD Se con la pasta non siamo noi i più bravi
Il migliore in gara? È giapponese (che ha vinto con ostriche e gorgonzola)
Vi stupirà sapere che non c’era nemmeno un italiano tra i finalisti dell’ultimo Pasta World Championship, organizzato da Barilla il 10 e 11 ottobre a Parigi. Tranquilli, non significa che i nostri chef non sappiano più cucinare il piatto nazionale, ma più probabilmente che finalmente hanno imparato a farlo come si deve anche all’estero.
E se fino a qualche tempo fa era giustificato diffidare di una pasta «Bolognesi» sui menu di sedicenti ristoranti italiani, oggi ci sono ottime insegne da Dubai a Sydney, a New York, con alta possibilità di leccarsi i baffi. «La pasta è un foglio bianco, ognuno può interpretarla a modo suo, dobbiamo accettare i gusti degli altri», ha detto Davide Oldani, presidente della giuria della gara. Infatti, il vincitore è il giapponese Keita Yuge con i rigatoni ostriche e gorgonzola, più 16 ingredienti tra cui prosciutto, pancetta, sakè e yuzu. Inorridite all’idea? Non saranno impazziti tutti insieme i palati dei cinque giurati – tra cui tre italiani, con Oldani l’architetto Paola Navone e lo chef Simone Zanoni, dell’hotel Four Seasons Parigi – se lo hanno eletto. Più curioso è scoprire che Keita non è mai stato in Italia e che ha imparato a cucinare la pasta con i consigli di qualche collega, buona tecnica e una bella dose di creatività. Storia originale anche quella di Sean Turner del Missouri, che con i bucatini al pistacchio non ha superato il turno: la pasta è la prima cosa che ha cucinato, perché era facile da fare, all’epoca con un sugo pronto, perdonabile a un bambino di 11 anni. Chef ed esperti sono unanimi: il successo globale della pasta si deve alla sua semplicità. In 15 minuti si mette in tavola un piatto economico, gustoso e conviviale. Abbiamo conquistato persino i nostri eterni rivali in gastronomia: il consumo di pasta in Francia nel 2018 è cresciuto a 544 mila tonnellate, di cui 254 mila d’importazione italiana. Oggi 9 francesi su 10 mangiano gli spaghetti, circa 8 kg pro capite all’anno, e la pretendono al dente. Ma, a parte qualcuno che chiede il punto di cottura come fosse una bistecca, ovunque nel mondo la prediligono così.