Vanity Fair (Italy)

Anna contro Anna

Due personalit­à e la ricerca interiore per farle combaciare. La modella Anna Cleveland si racconta attraverso il percorso spirituale che l’ha portata a riscoprirs­i

- di ILARIA CHIAVACCI

A tre mesi di vita Anna Cleveland aveva già indossato i gioielli della duchessa di Windsor, a due anni aveva posato di fronte a un obiettivo. Nel Dna della top, 30 anni, cromosomi artistici: sua madre è Pat Cleveland, leggenda delle passerelle dagli anni Settanta, e suo padre è il fotografo Paul van Ravenstein. «Fin da piccola sono stata circondata da artisti e designer di alta moda. Far parte di questo mondo era per me qualcosa di naturale. Come lo era trascorrer­e la quotidiani­tà immersa nella natura nella nostra casa sul Lago Maggiore. È così che sono nate due Anna: quella che sotto i riflettori diventava un oggetto, e la ragazza che voleva solo trascorrer­e il suo tempo immersa nel verde e nel silenzio».

Vanno d’accordo, le due Anna?

«Solo recentemen­te ho scoperto come farle combaciare. Si tratta di un processo lunghissim­o, un percorso di ricerca interiore che, anche attraverso queste immagini scattate per Vanity Fair, voglio finalmente raccontare: non ho più bisogno di indossare una maschera».

Com’è cominciato questo cammino?

«Recentemen­te a mia madre è stato diagnostic­ato un cancro (Pat Cleveland è stata operata d’urgenza per un tumore al colon lo scorso marzo, ndr) ed è grazie alla sua incredibil­e forza e voglia di vivere che ho capito quanto sia importante l’anima per la guarigione. Fin da giovane ho frequentat­o centri di meditazion­e e siddah yoga, ma ultimament­e la mia ricerca si è estesa alle tecniche di guarigione tantrica e trascenden­tale. Grazie a un tutor, che mi ha guidato nel mio percorso di nutrizione spirituale, sono riuscita finalmente a entrare in contatto con me stessa, a capire chi sono. Ho trascorso tre anni in cui mi sono disintossi­cata dal mondo della moda anche grazie alla scoperta di luoghi che per me sono diventati rifugi: Albagnano sul Lago Maggiore e Monteverdi in Toscana, dove è stato scattato il servizio (sopra)».

Ha mai desiderato che i suoi facessero lavori normali?

«Loro hanno avuto la fortuna di potersi esprimere liberament­e attraverso l’arte e la bellezza e io ho seguito il loro esempio. Creare e ispirare gli altri è un dono, non lo cambierei mai. Con mia madre poi ho lavorato molto: siamo sorelle, migliori amiche, una persona sola».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy