Erin: io guardo sempre avanti
La definizione di modella le è sempre andata stretta: oggi, dopo più di 20 anni di carriera, Erin Wasson mette tutto in prospettiva
Colta, giramondo, professionista impeccabile, modella ma soprattutto curiosa della vita, stilista, designer. Difficile etichettare Erin Wasson. Dal Texas, dove è nata, alle pagine delle riviste di moda, ancora ricorda la sua prima campagna importante, per Emporio Armani: «Tutto era analogico, i set erano molto diversi», dice. Oggi, a 37 anni, è più bella che mai, richiesta da tutti, priva di nostalgia perché guarda sempre avanti.
Cosa è importante per lei in questo momento?
«Sicuramente mio marito, ci siamo sposati l’anno scorso. E poi il mio benessere, la mia salute mentale, la capacità di pormi delle sfide ogni giorno e di capire quale sarà il prossimo capitolo della mia vita e quali passi saranno necessari per realizzare i miei nuovi sogni».
Il suo approccio all’essere modella è cambiato in questi anni?
«L’espressione artistica è sempre stata la cosa più vicina a me, le gerarchie fuori e dentro al set l’aspetto più difficile da assimilare. Dopo 23 anni di attività ho appena imparato ad affrontare tutto con grazia e gratitudine. Fare la modella ispira molti altri aspetti della mia vita e viceversa, ma è pur sempre un lavoro, non una definizione di me».
Il primo servizio in Texas a quindici anni. Se lo sarebbe mai immaginato di arrivare fino a qui?
«Pensavo che avrei lavorato al massimo un paio di mesi. Non ci posso ancora credere».
Quali sono le persone verso cui è riconoscente?
«Mia madre, che mi ha fornito di spina dorsale e che mi ha tenuta sotto controllo, affinché non perdessi mai la prospettiva delle cose. La mia agente Maja, che mi ha guidato attraverso alcuni dei momenti più difficili della mia vita. E i miei fantastici amici al di fuori del mondo della moda che sono stati sempre presenti e mi hanno davvero permesso di essere me stessa».
Nella moda è difficile avere amici veri?
«Ci sono molte persone che rispetto, ma forse, per una mia strana forma di sopravvivenza, ho sempre cercato le amicizie vere al di fuori del fashion system, tra artisti, galleristi, creativi in genere».
Con le altre modelle della sua generazione c’era competizione?
«Competizione no. All’inizio, con ragazze come Hannelore, Delfine, An Oost, Anouk e Anne Catherine ci siamo davvero divertite e abbiamo trascorso molto tempo insieme, nei vari backstage».
Qual è il suo rapporto con i social media?
«Sono uno strumento straordinario per tante persone, questo non si può negare. La propagazione dell’ego è però un fenomeno di cui ho sempre avuto paura, per me stessa e gli altri. Forse sono della vecchia scuola, ma una piccola dose di mistero non ha mai fatto male a nessuno. Poi, certo, siccome ora mi occupo molto di design d’interni, sono grata a Instagram di fornirmi continue ispirazioni in modo così facilmente accessibile».
Le influencer sono le nuove modelle?
«Le influencer sono persone “normali”, per i marchi questo è un enorme vantaggio perché i consumatori hanno bisogno di potersi identificare con i testimonial».
Lei ha un cane e ama gli animali. Come si pone nei confronti dell’argomento «ambiente»?
«Sono molto preoccupata. Abbiamo indossato i paraocchi per troppo tempo. Ora bisogna intervenire nel quotidiano. E non ci si può limitare a pubblicare post ecologisti sui social».