Vanity Fair (Italy)

ESHKOL NEVO

- di ESHKOL NEVO

Milano

Le viuzze che portano alle piazze che si diramano in viuzze, e quella lingua in cui tutto suona come nomi di angeli. E gli angeli in carne e ossa, e il fatto che qui i pasti giornalier­i sono quattro di cui uno si chiama aperitivo e si bevono cocktail in bicchieri alti e stretti; i gelati alla vaniglia nel chioschett­o, e il parco con l’erba e i cani la cui pelliccia brilla nel sole. E l’albero enorme che si vede dalla finestra della camera dell’albergo, e le scalette nascoste dietro al lago e la statua dorata dell’uomo con la macchina da scrivere che non hai idea di chi sia. E la sfilza di negozi in corso Vittorio Emanuele e le donne ben vestite ma non eccessivam­ente ben vestite, e più nello specifico, buongiorno, sono Francesca, le può interessar­e una medicina innovativa sviluppata nei nostri laboratori?

E di nuovo le viuzze che portano alle piazze che si diramano in viuzze e di nuovo l’albero enorme che si vede dalla finestra della camera dell’albergo, e la composta di pere per colazione. E le statue di marmo che circondano la piazza che porta il nome di chissà chi, e i campi da tennis color mattone e i giocatori di tennis vestiti di bianco immacolato, e il mercatino di cibo a cui si affianca una serie di banchetti di fiori dai colori sgargianti. E le donne ben vestite ma non eccessivam­ente ben vestite, e più nello specifico Francesca, sì, sono io, quello di ieri, e sì, compilerò volentieri questo breve questionar­io per medici a condizione che tu a tua volta risponda a una mia domanda. E il silenzio nel parcheggio gigantesco del centro congressi e il motorino blu di Francesca e La Scala di notte e il Duomo di notte e l’aria fredda e il vino caldo e il luccichio nei suoi occhi che dice, magari in un’altra vita, e le goccioline che cominciano a cadere dal cielo e si fermano sui suoi lunghi capelli neri, e il viaggio sul motorino blu mentre le stringi la vita e quell’istante di esitazione muta dopo che si è fermata. E i capelli neri, lunghi, che una volta liberi dal casco le ricadono sulle spalle, e parole come dolce e grazie e ragazzi e cacciatore ed emofilia, e l’Ultima Cena di Leonardo. E l’ultima passeggiat­a da solo senza Francesca nel parco con l’erba e i cani, e l’ultima occhiata alla statua dorata dell’uomo con la macchina da scrivere che non hai idea di chi sia.

Un attimo prima che il taxi arrivi per portare te e la tua valigia a Malpensa, un attimo prima che ti si diffonda in tutto il corpo come un globulo bianco: ecco, finalmente, stai cominciand­o a guarire.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy