LILY-ROSE DEPP
Sullo schermo ruba quello di Enrico V. Nella vita ha stregato Timothée Chalamet. Lily-Rose Depp conquista tutti e non fa prigionieri (nemmeno papà Johnny)
Galeotto fu quel set
Lily-Rose Depp soppesa ogni parola. A vent’anni, ha già abbastanza esperienza per sapere che non le è concesso di scivolare neppure su una sillaba. L’unico momento di presunzione che si concede in modo inaspettato e spontaneo riguarda la sua abilità in cucina. «Nomini una ricetta, una a caso, e le garantisco che so come prepararla».
Quando non lavora – e ciò comprende anche rilasciare interviste, come in questo caso, sfilare sui red carpet in giro per il mondo, partecipare a eventi e feste – ama stare a casa. «Adoro guardare i programmi di cucina in televisione. Molti preferiscono uscire, divertirsi nei locali. Per me la serata ideale è con gli amici a preparare qualcosa da mangiare».
Figlia di Vanessa Paradis e Johnny Depp, cresciuta tra Parigi e Los Angeles, modella e attrice fin da adolescente – debuttò in passerella per Chanel al fianco della madre a 15 anni –, Lily-Rose è maturata a velocità doppia rispetto alle sue coetanee. «Quando mi capita di risentire o rileggere quello che ho detto due o tre anni fa non posso fare a meno di pensare: “Non sapevo davvero di che cosa stessi parlando”».
Eppure, oggi, si trova ad affrontare un nuovo importante debutto. «Il re», il film di Netflix che viene rilasciato il 1° novembre, è il suo primo kolossal. Per budget, per distribuzione e perché la piattaforma ha un’audience potenziale di quasi 160 milioni di persone. Ed è anche il primo film
in cui lavora con Timothée Chalamet, che ha salutato con un bacio prima di entrare in questa stanza.
Nessuno dei due lo ha mai confermato, ma sembra che abbiano cominciato a fare coppia proprio sul set. Quel che è indiscutibile è che sembrano nati per stare insieme: entrambi nel mondo dello spettacolo fin da ragazzini, tutti e due con doppia nazionalità, francese e americana.
Il re del film è Enrico V d’Inghilterra, e Lily-Rose interpreta Caterina di Valois, la principessa francese diciannovenne che gli venne data in sposa per sancire la pace fra i due regni. Non proprio un matrimonio d’amore, considerate le premesse, «ma in base alle testimonianze dell’epoca sembra che la relazione fra i due fosse di grande complicità».
Ride quando le faccio notare che anche lei viene da una famiglia a suo modo «regale». «Non direi ma ho imparato molto su re e regine grazie a questo film. Caterina era una donna moderna per i suoi tempi. Il modo in cui il personaggio era scritto nella sceneggiatura mi ha conquistata. Non ha bisogno del permesso di nessuno per esprimere le sue opinioni al futuro marito, si prende la libertà di dire quello che pensa».
Moderno è anche il modo in cui viene raccontato lo scontro generazionale fra Enrico V e il padre. Non solo è fatto apposta per agganciare i gusti di un pubblico di giovani, ma arriva con una tempistica perfetta nel mezzo della rivolta degli adolescenti in lotta con il vecchio sistema di potere politico ed economico. «È incredibile quello che sta succedendo. Greta Thunberg ha creato un movimento d’opinione sostenuto da milioni di ragazzi persino più giovani di me. Il cambiamento climatico è uno dei problemi che mi stanno più a cuore. Un altro è il controllo delle armi da fuoco in America. È giusto far sentire la propria voce. E non è mai stato facile come oggi: grazie ai social si può comunicare facilmente con una quantità enorme di persone».
Lei, che su Instagram di follower ne ha 3,4 milioni, dei social fa un uso quasi unicamente professionale. Di rado esprime le sue opinioni: «Non credo di essere brava come public speaker. Inoltre, sono consapevole del fatto che bisogna prestare molta attenzione quando ci si rivolge a una platea così vasta. I social media sono una grande opportunità ma anche un pericolo». Di questioni private, poi, non parla praticamente mai nei post. Ha fatto un’eccezione, nel 2016, per difendere il padre dalle accuse di violenza domestica da parte della ex Amber Heard: «Mio papà è la persona più dolce e amorevole che io conosca».
Dopo la separazione amichevole dei suoi genitori, sette anni fa, Lily-Rose ha mantenuto un legame molto stretto con entrambi. «Il rapporto con mia madre, mio padre e i miei amici, soprattutto quelli che conosco da quando ero una bambina, è fondamentale».
Una delle domande poste dal film Il re è: «Di chi ci possiamo fidare?». «È una questione che ci riguarda tutti. Non solo chi, come me, lavora nel mondo del cinema. Io ho cercato di affinare la mia capacità di individuare le persone che hanno un’influenza positiva sulla mia vita. E di capire chi mi sta vicino perché ha una convenienza e chi, invece, lo fa per amicizia sincera». Ammette, però, che essere la figlia di due genitori famosi non è stato sempre facile. «Anche se hanno fatto il loro meglio per proteggermi e per farmi avere una vita il più possibile normale, sono cresciuta sotto i riflettori. E so che la gente è portata a pensare che per me sia più facile ottenere una parte per via della mia famiglia. Ho dovuto lavorare e impegnarmi il doppio per
Ho dovuto lavorare e impegnarmi il doppio degli altri per dimostrare che non faccio l’attrice solo per via di mio padre
dimostrare che non sto facendo l’attrice per via del mio nome».
Con il padre ha debuttato nel 2014 nel film Tusk e ha lavorato con lui anche due anni dopo, in Yoga Hosers - Guerriere per sbaglio. Ma non è intenzionata a rifarlo. Non presto, almeno. Nei suoi due prossimi film, Dreamland e Voyagers, in uscita nel 2020, si troverà al fianco, rispettivamente, di Gary Oldman e Colin Farrell. Ha chiesto consigli a papà sulla recitazione? «No. Ho un mio sistema. Prima di tutto, faccio ricerche sul personaggio, sul periodo storico quando si tratta di film in costume. Ma il momento decisivo per entrare nella parte è la prova costumi. Gli abiti, il make-up e l’acconciatura fanno scattare qualcosa. È a quel punto che mi dico: “Okay, conosco questa persona”».
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