STEFANIA SPAMPINATO
Famosa in America come Carina DeLuca di Grey’s Anatomy, prima di debuttare nel cinema italiano, Stefania Spampinato ci regala la sua personalissima ricetta per la felicità. A base di danza solitaria, orgasmi e tanta cazzimma
La siciliana d’America
Leggendo il copione del nuovo film di Alessandro Siani, Stefania Spampinato è scoppiata a piangere tre volte: «Marò, pareva ’na tragggedia, mica ’na commedia», scherza il regista salendo nella camera di un hotel di Milano dove sta promuovendo Il giorno più bello del mondo insieme alla sua protagonista siciliana, famosa in America ma al debutto nel cinema italiano. Lei piangerà anche durante quest’intervista, parlando degli anni come ballerina a Londra a fianco di Kylie Minogue fino al ruolo di Carina DeLuca in Grey’s Anatomy, dove, da tre stagioni, interpreta una ricercatrice omosessuale impegnata a mappare le reazioni chimiche che esplodono nel cervello femminile durante l’orgasmo. Scariche di ossitocina che si sciolgono in lacrime di fronte alle domande personali: «Quando ha detto che appaio malinconica mi sono sentita “vista”, “scoperta”, mi scusi». E, ancora, davanti al ricordo di mamma Lorenza scomparsa 4 anni fa: «Da quando non c’è più mi propongono personaggi che hanno perso la madre. Vorrei che fosse qui, per condividere i miei sogni divenuti realtà».
Il giorno prima cameriera, il giorno dopo Grey’s Anatomy. È una favola «alla Siani» o è accaduto davvero?
«È la verità. Vivevo a Los Angeles da cinque anni e mi mantenevo facendo la hostess da Via Alloro, un ristorante siciliano di Beverly Hills gestito dai fratelli Drago».
Siani ha detto di sentirsi «un regista abusivo». Lei si sente mai un’attrice abusiva?
«Ho sempre studiato, quindi no. Ho ottenuto il provino per Grey’s Anatomy dopo un corso con la casting director di Bates Motel che, giudicandomi sottorappresentata, mi consigliò una decina di agenti. Uno di questi mi propose l’audizione e la mattina successiva avevo già la parte. La soddisfazione più grande è stata dare la notizia a una coppia di amiche che avevano appena adottato due bimbi africani: il mio personaggio, gay dichiarato, avrebbe tenuto alta la bandiera Lgbt».
È vero che in America le puntate vanno in onda praticamente in diretta?
«Sì. Ora girerò il quinto episodio della sedicesima stagione, mentre la prima puntata è già andata in onda. Questo comporta modifiche in corsa. Per esempio, era previsto che avessi una storia d’amore con il personaggio interpretato da Caterina Scorsone; lei, nella vita reale però, è rimasta incinta. Ora, gli sceneggiatori dovranno inventarsi una nuova strada».
L’hanno mai chiesta in sposa?
«Sì».
Ha pianto?
«Come una pazza, pur non avendo mai sognato l’abito bianco: per me è più romantico scegliersi ogni giorno piuttosto che promettersi un “per sempre” difficile da mantenere».
Quindi ha rifiutato. In effetti, nella sua vita, di uomini non si vede traccia.
«Chi lo sa, magari un uomo c’è e io sono un genio della dissimulazione. Come indizio le dico cosa mi ripeteva sempre mia madre, in dialetto siciliano: zita sempre, maritata mai, fidanzata sempre, sposata mai».
Com’è il suo tipo, o la sua tipa?
«Mi piace un mix di sicurezza, intelligenza, bontà e una certa cazzimma, quella che ti tiene sempre in punta di piedi».
Se manca la cazzimma, cosa succede?
«Che mi distraggo e la storia non ha futuro. A me piace conquistare, lavorare ogni giorno per essere amata».
Che cosa sapeva dell’orgasmo femminile prima di Grey’s Anatomy?
«Di certo non sapevo che scatenasse quegli sconvolgimenti chimici e neuronali né che alcune ginecologhe consigliassero la masturbazione per combattere i dolori del travaglio. A L.A. ho un’amica che soffre di emicrania: la madre, sessuologa, a ogni attacco le consiglia una sessione di autoerotismo».
Al suo cervello cosa accade, in quei momenti?
«Raggiunge una sorta di Nirvana, simile a quello che provavo danzando».
A Belpasso in provincia di Catania, dove è cresciuta, perché i suoi 26 cugini la chiamavano «antenna»?
«Perché ballavo, ero magra e slanciata. A 18 anni mi sono trasferita a Milano per studiare danza, poi è arrivata Londra con The Voice e X Factor. E quindi Mumbai, dove ho girato lo spot di una vodka con Hrithik Roshan, divo di Bollywood famoso per avere due pollici in una mano, circostanza considerata di buon auspicio. Anni di gavetta. Anni felici».
In una vita di provini, è mai stata aggredita?
«Sì, a 17 anni e in Italia, dal produttore di uno spettacolo di danza. Appena mi ha messo le mani addosso ho cominciato a piangere a fiotti, come in Hello! Spank, e s’è fermato. Per fortuna, non è accaduto mai più».
Dove danza adesso?
«A casa. Chiudo le imposte, mi verso un bicchiere di vino e ballo, solo per me stessa, nuda».