Uno sguardo luminoso
Quando abbiamo deciso di intitolare questa rubrica Ora Daria ci siamo detti che sarebbe stato bello che ci entrasse sempre un po’ d’aria e di luce. Lo sguardo più luminoso che ho incontrato la scorsa settimana è stato quello di Gianmarco Negri, sindaco di Tromello – paese di 3.744 abitanti in provincia di Pavia – che lo scorso maggio è stato eletto con quasi il quaranta per cento dei voti staccando di dodici punti il suo oppositore, candidato della Lega. Il dato interessante è che allo stesso turno, per le elezioni europee, la Lega in paese ha vinto col cinquantatré per cento dei voti: questo significa che quella di Gianmarco Negri è stata una vittoria personale, di fiducia e non di bandiera (subito dopo l’elezione, la videointervista su vanityfair.it e sui canali social aveva registrato un boom di visualizzazioni).
Interessante è anche il suo percorso professionale: per seguire la volontà della mamma parrucchiera, che temeva non trovasse lavoro, ha frequentato scuole professionali per fare lo stesso mestiere, poi però, mentre già lavorava, ha preso il diploma di ragioneria studiando la sera e poi si è laureato in Giurisprudenza e ha preso l’abilitazione da avvocato civilista, aprendo lo studio a Tromello nella stessa casa dove c’era il salone della mamma. Oggi Gianmarco Negri ha quarantun anni. Fino ai trentacinque anni non si chiamava Gianmarco ma Maria, perché è nato di sesso femminile, ma fin da piccolo si sentiva un maschio e pensava che, prima o poi, gli sarebbe spuntato il pene. Ora non vuole sentire l’espressione «nato in un corpo sbagliato» perché dice che «lui è lui anche perché è nato come è nato ed è arrivato a essere quello che è oggi, unico e giusto nella sua unicità». Ma per arrivare a questo presente luminoso e consapevole ha dovuto attraversare molta sofferenza e solitudine, soprattutto da adolescente, quando non accettava il suo corpo e soffriva di disturbi alimentari. A vent’anni si è fidanzato con una ragazza che lo ha aiutato ad accettarsi almeno in parte, ma ora dice che, se avesse capito prima quanto è importante parlare e condividere, si sarebbe risparmiato moltissima sofferenza. La sua è durata fino a che non ha iniziato il percorso per cambiare sesso, a trentacinque anni. Ha aspettato tanto perché non aveva abbastanza informazioni e perché temeva di far soffrire la famiglia. Ma a un certo punto ha capito di stare troppo male e di non poterlo più sopportare e, quando ha parlato del suo malessere a uno psicologo e gli ha detto «io sono un uomo», è riuscito a iniziare il percorso per la transizione.
Oggi Gianmarco Negri è un sindaco e un avvocato molto stimato ed è soprattutto una persona molto credibile. Ha saputo affrontare con l’impegno, lo studio, la volontà e la concretezza un percorso che spaventerebbe chiunque. Capisce molto bene i problemi degli altri, come sindaco e come avvocato, perché ha provato sulla sua pelle cosa siano il disagio e l’ignoranza e ha imparato che il coraggio e la volontà possono smontare le paure. Oggi dice: «Il mio corpo è politico». La sua famiglia e il suo paese sono orgogliosi di lui. Gianmarco Negri mi ha fatto pensare che quel che manca oggi ai leader della sinistra italiana è proprio il sentimento del corpo, di ciò che è reale e ci appartiene. Nel percorso del sindaco Negri c’è tutto: corpo e cervello, con molto cuore e vera consapevolezza di quanto la diversità sia una ricchezza, non solo a parole.