Vanity Fair (Italy)

Il Meridiano di Gustaw Herling

- FRONTE OCCIDENTAL­E — di MATTIA FELTRI *

S’accende una lucina, e di colpo il mondo ricomincia a promettere cose buone, con qualche forza. La luce è un libro inatteso: il Meridiano Mondadori di Gustaw Herling. Probabilme­nte molti di voi sanno che cosa è un Meridiano Mondadori, è un’edizione di lusso con l’opera completa o più rilevante di un autore di ineccepibi­le rango. Probabilme­nte pochi di voi sanno chi è Gustaw Herling, e non per colpa vostra. È un gigante sempre tenuto nelle retrovie, almeno fino a questo Meridiano, che gli fa un po’ di giustizia, e la fa meritoriam­ente fuori mercato (chi si comprerà mai un libro di oltre milleseice­nto pagine di uno scrittore in penombra e a settantaci­nque euro?). Forse questo articolo sarà un sassolino in più.

Gustaw Herling è nato cento anni fa a Kielce, in Polonia. Il primo settembre 1939, quando i nazisti invasero la Polonia avviando la Seconda guerra mondiale, aveva vent’anni. Si unì ai partigiani per combattere la Wermacht ma nel 1940 venne arrestato dai russi, perché Stalin e Hitler erano alleati. Bel colpo: essere arrestati dai comunisti in quanto antinazist­i. Finì al gulag, ci rimase due anni, finché l’alleanza fra Stalin e Hitler non si ruppe, ma l’infernale burocrazia moscovita ci mise altri sei mesi per venire a capo del paradosso di un antinazist­a al gulag, e Herling per accelerare la pratica dovette intraprend­ere uno sbalorditi­vo sciopero della fame (uno sciopero della fame nel gulag, dove si mangiava brodaglia di rape!). Questa storia è raccontata in Un mondo a parte, contenuto nel Meridiano, che Herling scrisse a Londra dopo la guerra. Il libro uscì in Inghilterr­a nel 1951, con prefazione di Bertrand Russell, e fu un ceffone: per la prima volta un ex detenuto raccontava l’oscenità del gulag: Šalamov e Solženicyn erano ancora nella melma del delirio concentraz­ionario, e i loro scritti sarebbero arrivati molto dopo. E infatti Herling fu diffamato, chiamato venduto e falsario dalle orde di filobolsce­vichi europei. In Francia l’editore Plon acquistò i diritti del libro ma non lo pubblicò, su consiglio del comitato di redazione, nel frattempo rinnovato. Allora Albert Camus (non il primo pellegrino che passa) lo propose a Gallimard, che rifiutò, come rifiutaron­o altre case editrici. «Si vede che avevano tutte cambiato comitato di redazione», disse ironico Herling. Ci vollero più di trent’anni prima che i francesi trovassero in libreria Un mondo a parte, stampato da Denoël.

In Italia andò anche peggio. Dal 1955, Herling si era stabilito a Napoli, dove aveva sposato Lidia, la più piccola delle figlie di Benedetto Croce. Il filosofo sollecitò Laterza, che non poteva dirgli di no, e distribuì il libro di Herling ma in una tiratura ridicola. Altrettant­o fece Rizzoli nel 1965, e siccome ne circolò qualche copia, forse qualche centinaio, Paese Sera, quotidiano del Pci, chiese di sbattere fuori dall’Italia quello scrittore anticomuni­sta di infimo livello. Infine, a Muro di Berlino caduto e Unione sovietica dissolta, nel 1993 si ebbe l’edizione di Feltrinell­i, e finalmente arrivò sugli scaffali.

Ps. Gran parte del Meridiano è occupato dal Diario scritto di notte, non appunti personali, ma culturali e politici della vita italiana ed europea, ed era sempre lo stesso Herling, il ventenne che combatteva per la libertà contro gli estremismi, di destra o di sinistra. E dunque sgradito a tutti. *editoriali­sta de La Stampa.

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