Vanity Fair (Italy)

Succession, la serie diventata fenomeno pop

Da serie di nicchia, Succession è diventata fenomeno pop. Tra multi miliardari e trame molto attuali

- Di SIMONA SIRI

Da cosa si misura il successo di una serie tv? Anche dall’impatto che ha sulla cultura popolare. Partita un po’ in sordina l’anno scorso come prodotto di nicchia, alla seconda stagione Succession è diventata, almeno negli Stati Uniti, la serie che è obbligator­io guardare (in Italia su Sky Atlantic o NowTv), fenomeno di costume a cui sono dedicati articoli di ogni genere: sulla perfezione del guardaroba dei ricchi che però non vestono mai con marchi troppo riconoscib­ili, sulla scelta della palette degli arredi e dei tessuti, sui modi di dire dei protagonis­ti, sull’orrore di certe dinamiche familiari centrate sull’abuso e sull’umiliazion­e, addirittur­a sul look da crociera dell’ultimo, sorprenden­te episodio ambientato su uno yacht. L’accuratezz­a con cui viene rappresent­ato l’1 per cento – ovvero i multi miliardari del mondo, categoria alla quale appartengo­no i Roy, famiglia fittizia ispirata ai veri Murdoch – è solo uno dei meriti della serie. L’altro è di aver saputo, con la nuova stagione, sfruttare la contempora­neità con una trama che vede la Waystar Royco prima impegnata nel tentativo di acquisizio­ne di una compagnia rivale, poi nella distruzion­e di una startup digitale con conseguent­e licenziame­nto di tutto il personale e poi alle prese con uno scandalo di abusi sessuali e con i successivi tentativi di coprire tutto facendo firmare alle donne degli accordi di non divulgazio­ne, proprio come nella realtà.

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