Succession, la serie diventata fenomeno pop
Da serie di nicchia, Succession è diventata fenomeno pop. Tra multi miliardari e trame molto attuali
Da cosa si misura il successo di una serie tv? Anche dall’impatto che ha sulla cultura popolare. Partita un po’ in sordina l’anno scorso come prodotto di nicchia, alla seconda stagione Succession è diventata, almeno negli Stati Uniti, la serie che è obbligatorio guardare (in Italia su Sky Atlantic o NowTv), fenomeno di costume a cui sono dedicati articoli di ogni genere: sulla perfezione del guardaroba dei ricchi che però non vestono mai con marchi troppo riconoscibili, sulla scelta della palette degli arredi e dei tessuti, sui modi di dire dei protagonisti, sull’orrore di certe dinamiche familiari centrate sull’abuso e sull’umiliazione, addirittura sul look da crociera dell’ultimo, sorprendente episodio ambientato su uno yacht. L’accuratezza con cui viene rappresentato l’1 per cento – ovvero i multi miliardari del mondo, categoria alla quale appartengono i Roy, famiglia fittizia ispirata ai veri Murdoch – è solo uno dei meriti della serie. L’altro è di aver saputo, con la nuova stagione, sfruttare la contemporaneità con una trama che vede la Waystar Royco prima impegnata nel tentativo di acquisizione di una compagnia rivale, poi nella distruzione di una startup digitale con conseguente licenziamento di tutto il personale e poi alle prese con uno scandalo di abusi sessuali e con i successivi tentativi di coprire tutto facendo firmare alle donne degli accordi di non divulgazione, proprio come nella realtà.