Esce in Italia Il giardino di Derek Jarman
Piccolo culto, arriva in Italia Il giardino di Derek Jarman, diario di campagna del film-maker inglese
La storia del Giardino di Derek Jarman (Nottetempo, pagg. 144, € 28; trad. F. Conte) inizia nel 1986: Jarman, film-maker, artista e attivista per i diritti dei gay, il suo compagno Keith Collins, detto HB, e la giovane amica e musa Tilda Swinton vanno per giacinti selvatici sulla spianata di Dungeness, nel Kent, e si imbattono in un cottage di pescatori, nero con le finestre gialle, circondato da un terreno selvatico e petroso. L’atmosfera è fuori dal mondo, il ginestrone che domina, il cavolo marittimo che lussureggia, i venti che sferzano da ovest e il sambuco che tiene lontane le streghe.
Jarman acquista tutto e nasce il Prospect Cottage che il regista, già ammalato di Aids, completa negli anni con aiuole di selci che paiono circoli di menhir nani, erbe autoctone e sculture fatte di materiale ritrovato sulla spiaggia. Sul suo paradiso scrive: «Questi anni sono stati per me i più straordinari, perfino nei pochi momenti di sofferenza, e nei tanti di intimità. Il giardino è stato il mio Getsemani e il mio Eden. Ho trovato la pace». Muore nel febbraio del 1994.
Un ibrido tra diario e pamphlet (nel rappresentare lA’ ids «tutta l’arte ha fallito», dice), questo volume che arriva solo ora in Italia, ma che negli anni è diventato un piccolo culto grazie al passaparola e alle potenti foto di Howard Sooley, è un inno al ciclo della vita e una lettera d’amore a quella «natura moderna» (che è anche il titolo del diario vero e proprio di Jarman) che va sia agita che salvaguardata. Un testo perfetto nello zaino di Greta e dei suoi compagni, tra il manuale di scienze e le bottiglie riutilizzabili.