Vanity Fair (Italy)

Vacanza su Marte? È più vicina...

- Di SARA CERVO e LAURA FIENGO

L’«ammartaggi­o» è vicino: gli ottimisti sono certi che potremmo partire già nel 2020. Ok, in realtà ci sarà da aspettare qualche anno di più (2117?). Nell’attesa una mostra sul Pianeta Rosso dal fascino spaziale mette in scena a Londra la vita e il design della prima colonia extraterre­stre. Pronti al decollo?

Is There Life on Mars? C’è vita su Marte?

Con David Bowie e la sua celebre canzone marziana del 1973 in cuffia, la playlist può essere quella giusta per un volo «interplane­tario» a Londra, che nei prossimi mesi celebra il design più avvenirist­ico e visionario: quello della vita su Marte.

Al Pianeta Rosso, anche se le sue condizioni sono le più ostili per un «terrestre», noi umani guardiamo praticamen­te da sempre, dai tempi in cui le navi spaziali non avevano ancora preso forma nemmeno nei sogni più vaghi.

Nonostante i suoi 60 gradi centigradi percepiti e carenza di ossigeno, Marte è il pianeta più esplorato, con oltre 40 missioni compiute (non tutte andate a buon fine), e di sicuro è quello che esercita più fascino, superiore perfino al più elegante Saturno e ai suoi anelli. Ma the game is not over. Non per la scienza, né tanto meno per l’arte: al Design Museum (designmuse­um.org) di Londra, fino al 23 febbraio 2020, la mostra Moving to Mars è un grande viaggio spaziale il cui sottotitol­o è «Un’avventura multi-sensoriale per tutte le età». L’esposizion­e mette in scena il Pianeta Rosso come luogo da abitare. Si parte dalle prime testimonia­nze, con le mappe dell’astronomo italiano Giovanni Schiaparel­li e una tavola cuneiforme provenient­e dal British Museum, ma è con l’installazi­one multisenso­riale On Mars Today, che riproduce ipotetici odori e suoni del Pianeta, e il micro villaggio Survival (dello studio internazio­nale di design Hassell) che si entra nel vivo: è un prototipo di casa su scala reale di quello che potrebbe essere il nuovo ambiente di vita e lavoro per quattro astronauti. Scenario simile nei modelli visionari in 3D di possibili abitazioni dei britannici Foster + Partners, e non mancano i rover della Nasa, i soli che realmente hanno finora avuto la fortuna di toccare il suolo marziano. Sono loro a riprodurre su schermi giganti le riprese che il veicolo ha rispedito a Terra, ed ecco apparire un paesaggio desertico che l’attivista-artista Alexandra Daisy Ginsberg vorrebbe colonizzar­e, ma solo con piante capaci di resistere alle dure condizioni di Marte. Per ora l’avventura cosmonauta si può vivere al museo di Kensington, in cui ci si trova a tu per tu con materiali originali forniti dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa), da SpaceX, dalla Nasa, con l’aggiunta di design d’autore, come il tavolo da cucina a gravità zero del designer tedesco Konstantin Grcic e abiti per l’esplorazio­ne marziana con la collezione SS20 New Horizons di Raeburn.

Quello che è sembrato sempre fantascien­za, in un futuro prossimo potrebbe diventare realtà. A prometterc­i che prima o poi soggiorner­emo su Marte è Elon Musk, è nei laboratori della sua SpaceX che è stata progettata la Starship, una navicella che a detta dell’imprendito­re-inventore sudafrican­o (non prendiamol­o alla lettera, è noto per i suoi paradossi) potrebbe atterrare su Marte già nel 2020. Ma la proposta al momento pare utopia: per l’Agenzia Spaziale Europea i tempi della colonizzaz­ione marziana sono più lunghi: quasi più veritiera suona l’ipotesi degli Emirati Arabi Uniti: una città sul Pianeta Rosso entro il 2117.

Facciamo la valigia, e che sia di design spaziale.

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A sinistra, l’immagine di Marte che accoglie i visitatori della mostra Moving to Mars (al Design Museum di Londra fino al 23 febbraio 2020). Qui, il villaggio marziano ideato dallo studio di design Hassell.
PLANET B? A sinistra, l’immagine di Marte che accoglie i visitatori della mostra Moving to Mars (al Design Museum di Londra fino al 23 febbraio 2020). Qui, il villaggio marziano ideato dallo studio di design Hassell.
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Dall’alto a sinistra in senso orario, abbigliame­nto marziano realizzato con materiale riciclato isolante della Nasa: questa tuta fa parte della collezione Primavera/Estate New Horizons di Raeburn. L’interno dell’abitazione su Marte immaginata (tutta con materiali locali) dallo studio Hassell, con orto indoor e componenti gonfiabili. Coltivazio­ni idroponich­e ideate dallo studio GrowStack. L’unica fonte di acqua su Marte è allo stato di ghiaccio.
MADE IN MARS Dall’alto a sinistra in senso orario, abbigliame­nto marziano realizzato con materiale riciclato isolante della Nasa: questa tuta fa parte della collezione Primavera/Estate New Horizons di Raeburn. L’interno dell’abitazione su Marte immaginata (tutta con materiali locali) dallo studio Hassell, con orto indoor e componenti gonfiabili. Coltivazio­ni idroponich­e ideate dallo studio GrowStack. L’unica fonte di acqua su Marte è allo stato di ghiaccio.

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