EDITORIALE di Simone Marchetti
New York. Novembre 2009. Per le strade di Brooklyn tira un vento gelido. In una casa a due piani, angusta come quelle delle favole, vive un’artista che devo intervistare. È una donna che dipinge enormi ritratti di persone che indossano abiti dettagliatissimi: quando ti avvicini, noti che ogni singolo dettaglio è un’ulteriore persona, o un panorama, o un altro scorcio. Un bottone è una valle, un’asola diventa la buca di un’orchestra, il fiocco di una scarpa si rivela un suk di Marrakech. Quando chiedo il perché di tale fantasia, l’artista non ha dubbi: «Voglio far capire che non siamo noi a guardare l’arte, ma lei noi. È l’arte che ci guarda, che ci attraversa, che ci cambia».
Milano. Novembre 2019. Vanity Fair Stories, il Festival di Vanity Fair giunto alla seconda edizione, si è appena concluso. Gli ospiti sono stati quasi 100 tra artisti, attori, registi, cantanti, sceneggiatori, produttori. Dal mondo del cinema a quello della musica, dall’attualità ai nuovi fenomeni digital, dall’underground alle tendenze più pop. Tutti sono arrivati a Milano, nelle sale del The Space Cinema Odeon, per raccontare la loro storia. Vanity Fair Stories, appunto: un catalogo vivente di emozioni, di vite, di momenti vinti e persi, di grandezze e qualche miseria, di bellezza e di difficoltà, di arte e di vita comune. Alla fine di questa incredibile maratona, una 48 ore di puro teatro, mi torna in mente la frase dell’artista di New York: non siamo noi a guardare l’arte, non siamo noi ad ascoltare le storie. Sono l’arte e le sue storie a guardarci, ad ascoltarci, ad attraversarci, a cambiarci.
Sfogliate, con calma, le prossime pagine. Guardate bene negli occhi i volti di queste storie. Soprattutto, fatevi guardare da loro. E se non avete avuto la fortuna di sentirle dal vivo, andate sul nostro sito dove le abbiamo raccolte per voi.
Per il resto, siate sicuri: Vanity Fair Stories tornerà il prossimo anno. Ancora più grande. Ancora più sorprendente. Perché anche se viviamo in un momento di rivoluzione digitale, le storie restano la nostra passione. Perché le storie sono la nostra vita. Perché le storie siamo noi.
Buona lettura
PS: continuate a scrivermi pensieri, consigli e riflessioni a smarchetti@condenast.it