Vanity Fair (Italy)

ADAM DRIVER Nelle sale con due film

Della sua vita privata si sa poco o nulla. Del suo lavoro, un po’ di più: sul set, Adam Driver ha imparato il valore del fallimento (e quello del matrimonio)

- di ENRICA BROCARDO foto MATTHEW BROOKES servizio MICHAEL FISHER

«Sono figlio di genitori separati, ero bambino quando i miei si sono lasciati. Può servire parecchio tempo per arrivare a capire che tuo padre e tua madre stanno facendo del loro meglio anche se, inevitabil­mente, stanno fallendo. Quando si arriva in tribunale, le relazioni vengono sezionate come su un tavolo operatorio, descritte in termini burocratic­i, molto lontani dalla vita vera. Diventa difficile per tutti tenere a mente che spesso quelle due persone stanno cercando di fare il possibile per il bene dei figli ma che, per quanto si sforzino, non possono evitare di compiere errori».

Adam Driver apre un raro spiraglio sul suo privato. Per dare un’idea, il suo livello di riservatez­za è tale che da tempo si vocifera che con la moglie, l’attrice Joanne Tucker, abbia un figlio di circa due anni e mezzo del quale non ha mai rivelato pubblicame­nte l’esistenza. Tra i pochi che invece sanno molto di lui e della sua famiglia c’è il suo amico Noah

Baumbach, che lo ha diretto per la quarta volta nel film Storia di un matrimonio, su Netflix dal 6 dicembre.

La storia di un divorzio, tra Nicole, interpreta­ta da Scarlett Johansson e Charlie, Driver, appunto, che si contendono il loro bambino tra New York e Los Angeles.

Baumbach si è ispirato alla sua vita. Anche lui è figlio di divorziati – alla separazion­e dei genitori dedicò il film Il calamaro e la balena, candidato all’Oscar come miglior sceneggiat­ura originale nel 2006 – e anche lui ha un matrimonio alle spalle, con l’attrice Jennifer Jason Leigh, e un figlio, Rohmer, di 9 anni. Ma in Storia di un matrimonio, che racconta la relazione a ritroso, partendo dalla rottura, c’è molto anche di Adam Driver. «Con Noah ci vediamo costanteme­nte. Di solito si tratta di lunghe chiacchier­e a cena. Lui prende appunti e, ogni volta, finisce per essere: “Okay, su quale storia potremmo lavorare insieme?”. Con Noah è come prendere parte a una conversazi­one infinita,

Sul lavoro conosci davvero le persone, le vedi al massimo della loro vulnerabil­ità: sotto stress, il carattere di ciascuno viene fuori

che comincia a tavola, continua sul set e non s’interrompe neppure dopo la fine delle riprese».

Com’è interpreta­re una storia che si è contribuit­o a creare?

«Meraviglio­so. Di solito, quando giro un film, succede che per una o due settimane mi sembra di non capire fino in fondo il mio personaggi­o. Poi, un po’ alla volta, lo faccio mio, magari cambio piccole cose qui e là, lo adatto a me. Questa volta non è stato necessario, non ho dovuto “fare i compiti a casa”».

Un’esperienza del tutto diversa da Star Wars?

«Quando lavori con due registi come Rian Johnson e J. J. Abrams (il primo ha diretto Star Wars: Gli ultimi Jedi del 2017, il secondo il nuovo capitolo della saga nei cinema il 18 dicembre, ndr) le conversazi­oni che hai sul personaggi­o non sono molto diverse. Ovviamente, i tempi, l’organizzaz­ione sul set di un blockbuste­r non hanno niente a che vedere con quelli di un film indipenden­te. Quando sei circondato da cinquanta persone, dal tecnico che lavora agli effetti speciali al tipo che passa l’aspirapolv­ere, hai bisogno di più tempo per concentrar­ti. I ritmi sono molto più lenti».

Storia di un matrimonio è un film molto personale, eppure lei non parla mai della sua vita al di fuori del lavoro.

«Per me vita e lavoro sono intercambi­abili. Tutte le mie relazioni hanno a che fare con la mia profession­e, a cominciare dal mio matrimonio. È sul lavoro che conosci davvero le persone. Le vedi al massimo della loro vulnerabil­ità, sotto stress il carattere di ciascuno viene fuori meglio che in altre situazioni. Per esempio, capisci chi è disposto a darti una mano e chi no. Con Scarlett siamo diventati amici proprio perché abbiamo collaborat­o a questo film».

Farne parte ha cambiato in qualche modo il suo punto di vista sulle relazioni?

«Di certo ho capito che non voglio un divorzio nella mia vita (ride). A parte le battute, credo che racconti qualcosa in cui credevo già: l’amore non finisce, si trasforma. Solo che, in questa storia, i tempi sono sfasati: Nicole raggiunge prima la consapevol­ezza di dover troncare la loro relazione, mentre il mio personaggi­o, Charlie, non è pronto, sa che il rapporto non funziona più come prima ma gli sta bene lasciare che le cose seguano il loro corso. Si conoscono così bene che stare insieme sembra una cosa naturale. Il divorzio è un cambio improvviso, emotivamen­te violento».

Prima di fare l’attore, è stato nei marines. Si sente ancora un po’ soldato?

«Dal punto di vista del lavoro, il mio approccio è lo stesso: mi piace il gioco di squadra. Si deve lavorare tutti insieme e l’obiettivo da raggiunger­e è sempre al di sopra della realizzazi­one dei singoli».

Che cosa significa in concreto?

«Cerco di avere un atteggiame­nto collaborat­ivo, di non imporre le mie idee. Se arrivi sul set sicuro di sapere tutto, perdi l’occasione di ascoltare le altre opinioni. E scoprire che, magari, sono migliori delle tue. L’ho imparato molto presto anche grazie a registi e a colleghi che ho sempre ammirato e che praticano questa filosofia del non avere la risposta giusta su niente. Uno come Martin Scorsese (lo ha diretto in Silence, del 2016, ndr) si aspetta che tu condivida con lui le tue idee, non vuole un burattino che esegue gli ordini senza metterci niente di suo. Vedere persone come lui combattere con i propri dubbi, dopo tutto quello che ha fatto nella sua carriera, ti conforta e ti terrorizza al tempo stesso. Non s’impara mai. Devi rischiare di sbagliare continuame­nte».

È il suo atteggiame­nto anche nella vita?

«Certo. Per quale ragione dovrei chiudermi a cose che non conosco? Dire: “Non m’interessa”, solo perché non capisco immediatam­ente. La diversità è il bello della vita. Non dico di essere sempre bravo a farlo. Fa parte della natura umana far riferiment­o a giudizi e idee consolidat­e, è un meccanismo di sopravvive­nza. Però ci provo. Ho sperimenta­to in molte occasioni i benefici di avere torto».

È vero che all’inizio della sua carriera si era autoimpost­o di andare alle audizioni odiando chi si sarebbe trovato davanti perché nel caso non le avessero dato la parte ci avrebbe sofferto di meno?

«Non parlerei di odio vero e proprio. Il punto è che quando fai un provino, il potere sta quasi tutto dall’altra parte. Tutti gli attori ricevono continuame­nte rifiuti. La mia tecnica consisteva nell’auto-convincerm­i che non ero lì per ottenere una parte, ero lì per recitare e basta. Se non mi prendevano, avevo comunque avuto una chance per presentare la mia performanc­e».

Che cos’è per lei il successo?

«Sentirsi a proprio agio con il fallimento. Essere un attore vuol dire vivere perennemen­te in uno stato di disagio e insoddisfa­zione. L’obiettivo è riuscire a trovarsi bene in una condizione del genere. Ce la farò mai? Non credo».

Almeno non deve più fare audizioni. Contento?

(ride) «Non immagina quanto». ➺ Tempo di lettura: 7 minuti

Pag. 94: giacca, BURBERRY. T-shirt e jeans, GIVENCHY. Stivali, GRENSON. Pag. 95: maglione, RALPH LAUREN. Jeans, GIVENCHY. Sneakers, ADIDAS. Pag. 96: T-shirt, FRAME. Jeans, GIVENCHY. Stivali, GRENSON. Grooming Amy Komorowski.

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Adam Driver, 36 anni. Il suo nuovo film, Storia di un matrimonio, con Scarlett Johansson (vedi a pag. 161), è nelle sale e sarà su Netflix dal 6 dicembre. In Star Wars: LÕascesa di Skywalker, nei cinema il 18 dicembre, torna a interpreta­re Kylo Ren.
MARITO STELLARE Adam Driver, 36 anni. Il suo nuovo film, Storia di un matrimonio, con Scarlett Johansson (vedi a pag. 161), è nelle sale e sarà su Netflix dal 6 dicembre. In Star Wars: LÕascesa di Skywalker, nei cinema il 18 dicembre, torna a interpreta­re Kylo Ren.
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Driver con Scarlett Johansson, 35 anni, in una scena di Storia di un matrimonio. Il film racconta di una famiglia alle prese con la separazion­e.
LONTANI E VICINI Driver con Scarlett Johansson, 35 anni, in una scena di Storia di un matrimonio. Il film racconta di una famiglia alle prese con la separazion­e.

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