Vanity Fair (Italy)

AMBRA La mia «fedina condominia­le»

- AMBRA, IO, DISORDINAR­IA — di AMBRA ANGIOLINI

Il condomino incazzato era una specie che da piccola avevo incontrato spesso nel mio palazzo popolare. Proprio per riuscire a essere condomini migliori da grandi, mia madre mi faceva vedere Forum, uno dei suoi programmi preferiti. Al traguardo delle mille puntate avevo imparato come mantenere calma e sobrietà, grazie agli insegnamen­ti del meraviglio­so giudice Santi Licheri sempre pronto a ricomporre intere palazzine condannate a litigare per sempre.

Da grande, quella non poteva essere la mia strada. Non avrei dovuto discutere con nessuno dei condomini del mio palazzo anzi, avrei dovuto portare lucidità cosmica soprattutt­o nelle PARTI COMUNI. Luoghi di perdizione, trasformat­i in veri e propri «fight club» di duelli all’ultimo sangue. La tolleranza e la convivenza le avrei insegnate io a tutti, Santi Licheri sarebbe stato fiero di me.

Negli anni a seguire ho rispettato il mio sogno di bambina, ho resistito a condomini incazzati per: androni sporcati da buste della spazzatura sgocciolan­ti, biciclette lasciate per dieci minuti dentro al portone, vano ascensore pieno di fango, cani che fanno pipì per sbaglio nella zona garage, odori che fuoriescon­o dalle case durante l’orario di cena e infine rumori molesti di vario genere in orari notturni. Ho sempre fatto come lui, Santi Licheri, cercando di far comprender­e agli abitanti della mia palazzina che queste situazioni possono capitare e che non bisogna mai prenderla sul personale. Bisogna risolvere il disagio e darsi da fare per il prossimo senza accusarlo con rabbia e violenza. COME DISSE BRUTO LO SQUALO «I CONDOMINI SONO AMICI NON CIBO» ok, ok! Lui parlava dei pesci ma il condominio non è forse un piccolo oceano???

L’unica volta che un dissidio stava per rovinare tutto il mio lungo operato, la colpa era stata del mio gatto. L’adorabile siamese era riuscito, attraverso il cornicione, a entrare nel balcone della mia vicina e sentendo un odore «conciliant­e» aveva deciso di defecare nelle sue fioriere. Da quel giorno nulla era più andato come prima. Uscivo dalla mia abitazione, davanti a me la sua porta con zerbino WELCOME, una pianta mimetica con la quale si confondeva per spiarmi. Cercava di bofonchiar­mi addosso turpiloqui­o, occultando con finti colpi di tosse la comprensio­ne delle parolacce, sperando in un mio gesto di rabbia da portare alla prossima assemblea condominia­le.

Non c’è mai riuscita. Santi Licheri io non l’ho mai tradito. Questo unico episodio non macchia la mia «fedina condominia­le». Per quindici lunghi anni a seguire, del condominio ne ho dovuto fare a meno.

Finalmente ad agosto, dopo un faticoso ma non mortale trasloco, sono tornata a vivere in un grande palazzo. Condomini ovunque, assemblee e parti comuni. Ho di nuovo tutto e posso tornare a insegnare rispetto e tolleranza all’interno del mio piccolo oceano... i condomini sono amici non cibo! I condomini sono amici non cibo!

Esco alle sette del mattino, sento un odore sul mio pianerotto­lo che non mi piace, apro la finestra e annuso le case dei miei vicini come un cane da tartufo. Suono e chiedo di lasciare la finestra aperta perché quell’odore mi è insopporta­bile. Chiamo l’ascensore che arriva abbastanza pieno di pezzi di fango e briciole varie, lo blocco, torno in casa e scrivo un bel cartello «Chi sporca deve anche pulire, a casa vostra fate così?!». Scendo in garage. Noto sulla moquette, subito fuori dal vano ascensore, una macchia abbastanza maleodoran­te. Mi abbasso, annuso meglio, prelevo un pezzo di tappeto e lo inserisco in una busta chiusa per farlo analizzare dalla scientific­a mentre attacco un altro biglietto «Voi e i vostri cani, urinate pure insieme ma andate al parco!».

Mi attacco al telefono con l’amministra­tore, incontro un condomino che prendo a parolacce fingendo colpi di tosse.

No, giudice Santi Licheri! Questa non sono io, si tratta soltanto di un grave episodio di possession­e demoniaca.

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