BREXIT Brittany Kaiser e le elezioni inglesi
Brittany Kaiser, «gola profonda» dello scandalo Cambridge Analytica, avverte: le prossime elezioni inglesi non sono pulite
Come può una ragazza che ha lavorato alla campagna di Obama del 2007, appassionata di diritti civili, diventare strumento nelle mani di Donald Trump nel 2016? Brittany Kaiser lo racconta in La dittatura dei dati (HarperCollins, pagg. 430, € 20) storia dei suoi anni a Cambridge Analytica, la società di analisi che ha sottratto dati a Facebook, li ha usati per costruire profili dettagliatissimi di 220 milioni di elettori americani e poi li ha inondati di messaggi specifici (microtargeting comportamentale) manipolandone le emozioni, creando paure e influenzandone il voto. Il test era stato fatto mesi prima per il referendum sulla Brexit. Cambridge Analytica nel 2018 è stata smantellata anche grazie all’azione di informatori come Brittany e Christopher Wylie che ne hanno messo in luce i pericoli per privacy e democrazia.
Il 12 dicembre si vota in Gran Bretagna. Saranno elezioni pulite?
«Sappiamo già di no: rispetto al 2016 ci sono molte più aziende che hanno imparato a usare i dati per manipolare i comportamenti di voto, e non ci sono leggi a proteggerci. Non solo, Facebook in nome della libertà di parola permette ai politici di dire qualsiasi cosa. Io e lei, da private, non possiamo fare campagne per incitare all’odio razziale, ma Facebook, la più grande piattaforma pubblicitaria del mondo, sì».
Di che tipo di leggi ci sarebbe bisogno?
«Tre cose: regolamenti a protezione dei consumatori; tecnologia più facile per capire a cosa sto dando il consenso; monitoraggio e tracciabilità dei nostri dati. E poi eliminare la pubblicità politica su Facebook».
Non è tardi per intervenire?
«Vero, anche se sapessimo dove sono non riusciremmo mai a cancellare tutti i nostri dati. Quello che possiamo fare è proteggere i nostri da ora in avanti, quelli dei nostri figli e nipoti. Evitare cioè che le future generazioni siano vulnerabili come siamo stati noi».
Alle persone importa davvero di proteggere i dati?
«Spesso no, non tengono neanche conto della marea di dati che producono al giorno».
Lei adesso che cosa fa?
«Mando avanti due organizzazioni no profit, per promuovere l’alfabetizzazione digitale nelle scuole e tra i legislatori: chi deve fare le leggi sa troppo poco di questi argomenti».
Rimpianti?
«Avrei dovuto parlare prima delle elezioni. A mia discolpa nessuno credeva che Trump avrebbe vinto, neanche lui».
Da Obama a Trump: anche lei è stata manipolata?
«Per un periodo mi sono detta che avere idee politiche opposte non fosse così importante, mentendo a me stessa. Sono rimasta affascinata dalla possibilità di guadagnare. Ed è per questo che ho scritto il libro, come un avvertimento: pensi di non essere facile da manipolare, ma a me è successo. Può succedere a chiunque».