Vanity Fair (Italy)

MARCELLA BELLA L’Etna che è in me

Il sodalizio con il fratello Gianni che l’ha cresciuta a pane e blues. Un matrimonio che dura da 40 anni (uno scandalo!). Le grandi amiche perdute (e poi ritrovate). La vulcanica regina del pop italiano festeggia 50 anni di successi. E di colpi di testa

- di FEDERICO ROCCA foto CHIARA MIRELLI

Mezzo secolo di canzoni. Scritto così è ancora più impression­ante. Marcella Bella celebra 50 anni di carriera, cinque decenni di Bella musica, come dice lei, che le fanno guadagnare il titolo di «punto fermo» della cultura popolare italiana. Impression­ante, perché le scintille che oggi accendono il suo sguardo sono le stesse di quella ragazzina che dalla Sicilia approdava a Milano, alla ricerca del successo. Il cespuglio di riccioli, anche, è lo stesso. Giusto un po’ più biondo.

La carta d’identità parla chiaro: ha iniziato giovanissi­ma.

«Ero una bambina in una famiglia di musicisti: mio padre aveva una bella voce da tenore, per hobby si esibiva nel coro del Teatro Massimo di Catania. Tutti noi fratelli cantavamo».

Che cosa?

«Gianni mi ha allevata col blues, Otis Redding e Billie Holiday. Mi sono fatta una cultura musicale bella giusta».

Che bambina era?

«Ero buona, ma anche molto dispettosa. E lo sono ancora».

A chi fa i dispetti?

«Mio marito è la mia vittima preferita».

Anche dopo 40 anni tondi di matrimonio?

«Mi piace scherzare, ridere mi fa bene. Guardi le foto: non sono più bella quando sorrido? Sono troppo emotiva e sensibile, rimugino sui problemi. L’allegria è il mio antidoto».

Si è mai sentita un po’ snobbata, in questi anni?

«Sì, Gianni e io non siamo stati apprezzati come ci saremmo aspettati. Certa stampa ha cominciato a considerar­ci solo quando abbiamo iniziato a lavorare con Mogol».

Se non ci fosse stato Gianni, avrebbe fatto la cantante?

«Sicuramen… mah! Sa che non so? Lui mi ha sempre spronata, anche nei momenti in cui ho pensato di ritirarmi».

È successo?

«Sì, quando una canzone non veniva apprezzata, soprattutt­o dalle giurie. Non le ho mai amate, la musica non si giudica».

Però non ha mai davvero detto: «Basta!».

«Ho avuto tre figli, due a distanza di 11 mesi: diciamo che mi sono presa delle lunghe pause».

Che cosa faceva in quei periodi?

«Non mi annoio mai e non faccio annoiare chi mi sta vicino. Sono Gemelli, curiosa di tutto. Adoro arredare le case».

Ne ha così tante da non annoiarsi?

«Ma no, le case degli amici».

Che stile le piace?

«Modernissi­mo, adoro il design. Ma con elementi caldi».

I ruoli si sono invertiti? Ora è lei a dare coraggio a Gianni?

«Sì, da quando ci è caduta in testa la tegola enorme dell’ictus che lo colpì nel 2010. Non è più quello di prima, parla a fatica. Ho una spina nel cuore: non poter più cantare con lui».

Uno dei suoi album più noti si intitola Metamorfos­i. Qual è stata la sua?

«Ero una ragazzina pulita, inesperta e fresca. A un certo punto sono diventata una donna, passionale e sensuale. Una svolta anche musicale, grazie a testi un po’... osé».

La famosa gatta «ancora lì» di NellÕaria. Lo considera il punto più alto della sua carriera?

«Sì, gli anni ’80: L’ultima poesia, in coppia con Gianni, e il terzo posto a Sanremo con Senza un briciolo di testa».

E il più basso?

«Sanremo 2007, quando cantai Forever. La delusione fu grande. La giuria non è stata sincera nei miei confronti».

Ricorda chi erano i giurati?

«Tutti li ricordo, da buona siciliana. Persone che hanno messo la politica nel loro giudizio. Ma io sono un’artista, e basta».

È rancorosa?

«No, esserlo fa vivere male. Però non dimentico».

Allora ricorderà che in giuria c’era Alba Parietti.

«Disse una cosa molto brutta, pensando fosse bella: “Sono amica di Marcella, e quindi le do 7”. Eh no, se era per amicizia doveva darmi 10! E comunque screditò la canzone. Chiusi i rapporti. La incontrai, poi, e si mise in ginocchio, pregandomi di fare pace. Accettai: è una persona molto buona».

Vorrebbe tornare a Sanremo?

«Gianni, con grande sforzo, ha scritto una meraviglio­sa canzone: vorrei andare al Festival soprattutt­o per lui. Confido in Amadeus: invito i miei fan a farsi sentire per farmi invitare».

Ha fama di essere una che non le manda a dire.

«Dico quello che penso, ma non tutti lo apprezzano».

Donatella Rettore, per esempio. Celebre il vostro battibecco a Sanremo nel 1986.

«Ma sì, una di quelle polemiche che voi giornalist­i gonfiate».

Eravate in diretta. Se ne trova testimonia­nza su YouTube.

«Continuava a sbuffare e a dire che il Festival proprio non le piaceva. Le chiesi che cosa ci fosse venuta a fare, allora».

E Vincenzo Mollica commentò: «Qui fanno le dive».

«E Rettore: “Qui ne vedo solo una di diva”. Io risposi: “Certo, e sono io!”. Sono un vulcano, quando mi punzecchia­no viene fuori l’Etna che è in me. Ma adesso siamo amiche».

Anche con Orietta Berti, a Ora o mai più, ha avuto un frizzante scambio di battute. Se non sbaglio per dei biscotti.

«La prego! Era solo una battuta, volevo essere spiritosa».

L’ha definita «la nonna di Arisa».

«Ah sì? Parlavo del suo stile di “bel canto”».

E la sua, di nipote musicale, chi potrebbe essere?

«Laura Pausini: ha fatto tutto quello che avrei potuto fare io, se non avessi smesso di fare tournée all’estero. In Russia non ci sono andata perché avevo paura dei Tupolev».

Invidia qualche collega?

«È un sentimento che non pratico. Piuttosto, sono stata molto invidiata, più come donna che come artista».

Da chi?

«Anche da chi credevo amico. Ho un marito che amo, una bella famiglia, un certo benessere. Sa cosa ho imparato? Che non bisogna farlo vedere, quando si è troppo felici».

Che cosa la rende felice?

«Svegliarmi davanti a una finestra che si spalanca sul mare».

Le basta poco.

«Ma sì, gli amici, una bella mangiata, un bicchiere di vino. Meglio se champagne, però. Ghiacciato».

Scandali in 50 anni: zero. Che delusione.

«Il vero scandalo è stare con lo stesso uomo per 40 anni».

Mai avuti colpi di testa?

«In continuazi­one. Sono una passionale, una pazza gelosa. Guardi, su mio marito non ci metterei la mano sul fuoco».

E lui, su di lei, può mettercela?

«Lui sì. Sono donna di un solo uomo».

Però Julio Iglesias ci ha provato.

«A Venezia. E io ho finto di flirtare; mio marito non c’era, forse stava parcheggia­ndo la gondola, e Julio cominciò a baciarmi la mano, dicendomi: “Marcelita, tienes il fidanzato?”. Era molto galante, oggi al massimo ti fanno l’occhiolino».

Per anni è stata icona di sensualità, tra pelle nera e pizzi.

«Mogol diceva che non sarei mai stata volgare anche cantando dei testi forti. Il look è venuto di conseguenz­a. Sa che sono stata la prima in Italia a vestire Alaїa e Mugler?».

In un’intervista si è definita «buonissima».

«I miei figli hanno riso molto».

Mai una cattiveria?

«Solo per amor di battuta, a quello non resisto».

Facciamo un giochino: completi queste frasi delle sue canzoni più famose. Montagne verdi: Il mio destino è…

«Di continuare a cantare per altri 50 anni».

Senza un briciolo di testa: Stavolta non lo dico più…

«La verità! Boccaccia mia statti zitta».

Dopo la tempesta: E giuro di non farlo più…

«Ma poi lo farò ancora! Non resisto alle tentazioni».

L’ultima poesia: Sono troppo delusa per aver la forza di…

«Di prendermel­a ancora per tutto».

Nell’aria: La mia gatta è ancora lì…

«E si chiama Lola. Davvero, è la mia gatta adorata!».

Oggi canterebbe ancora una canzone come Miao? Le ricordo il testo: Violentami, violentami… miao! Oppure lasciami perdere, vattene subito, ciao!

«Certo! La protagonis­ta era una femminista che prendeva in giro l’uomo: “Ma cosa vuoi violentarm­i, che non ce la fai?”. Ma forse l’uomo è stato messo un po’ troppo da parte dalla donna. Forse la donna è andata un po’ oltre».

In che senso?

«Va bene avere dei diritti, è giusto. Ma bisogna essere anche un po’ dolci. Se si vuole un buon rapporto di coppia, l’uomo non va castrato e massacrato in continuazi­one».

Bisogna fargli credere che sia lui a comandare?

«No, il rapporto deve essere paritario. Ma rivendico la mia femminilit­à: come donna, non voglio essere l’uomo di casa».

Della nuova ondata di femminismo che cosa pensa?

«Ringrazio tutte le donne che hanno combattuto per i diritti sacrosanti che oggi abbiamo, dall’aborto al divorzio».

C’è ancora da combattere?

«Per il rispetto, sì. Che si tratti di uomini o donne; sul lavoro, e nella vita. A scuola farei studiare più educazione civica».

Molti non le perdonano la candidatur­a alle Europee del 2004 nella lista di Alleanza nazionale.

«Sono stata ingenua: ho sbagliato, forse sono stata usata».

Cosa pensa dell’attuale situazione politica?

«Credo che la gente sia stufa di certe situazioni e che ci siano molte cose da mettere a posto: se esiste davvero una democrazia, allora va ascoltato quello che la gente esprime col proprio voto, senza paure. Però devo riconoscer­e che il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha fatto un piccolo grande miracolo: la città dove vivo è diventata una metropoli fantastica».

Milano purtroppo non rappresent­a l’Italia.

«Sì, il Paese affanna. Ma credo che con le elezioni si potrebbe aggiustare tutto».

Se si votasse, avrebbe le idee chiare?

«Eccome. Ci vuole un po’ di ordine, siamo stati quasi invasi, ultimament­e. Con tutto il rispetto che ho per le persone deboli, penso che anche gli italiani debbano essere aiutati».

La interpreto come una dichiarazi­one di voto pro Salvini.

«Ho parlato bene di Sala, e parlo bene di Salvini, che vuole mettere in primo piano soprattutt­o gli italiani. Ma non scriva che sono di destra o di sinistra, mi raccomando».

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Marcella Bella, 67 anni. È appena uscito il dvd 50 anni di Bella Musica, che racchiude la registrazi­one del concerto sold out tenutosi al Teatro Brancaccio di Roma e che completa la raccolta del libro + cd e doppio vinile usciti nel 2019 (Azzurra Music).
MEZZO SECOLO DA CANTARE Marcella Bella, 67 anni. È appena uscito il dvd 50 anni di Bella Musica, che racchiude la registrazi­one del concerto sold out tenutosi al Teatro Brancaccio di Roma e che completa la raccolta del libro + cd e doppio vinile usciti nel 2019 (Azzurra Music).
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