Vanity Fair (Italy)

LIBRI Case vuote di Brenda Navarro

Due donne, un bimbo che scompare. Al centro di Case vuote c’è il tema della maternità

- Di EUGENIO GIANNETTA

Può l’assenza essere una forma di presenza? Case vuote (Giulio Perrone Editore, pagg. 126, € 15; tr. C. Aulisio) risponde essenzialm­ente a questa domanda. L’autrice è Brenda Navarro, messicana classe ’82 che nel 2016 ha fondato #EnjambreLi­terario, un gruppo di donne che promuove la scrittura al femminile. Il tema del romanzo è la maternità in varie forme – quella voluta e quella indesidera­ta – ma nel libro c’è anche la violenza domestica, la sfida di dover accettare di esser genitori di bambini malati e le sparizioni, che in Messico ammontano a circa 40 mila.

Pubblicato prima in versione gratuita, Case vuote è un libro intimo, breve e intensissi­mo, che ruota attorno alla voce di due donne senza nome e un bambino autistico di tre anni, Daniel, sparito durante un tranquillo pomeriggio al parco. Perduto da una madre che non lo voleva (ma che non si perdona di essersi distratta un attimo con il cellulare) e sottratto da una donna ossessiona­ta dalla maternità, che lo tramuta in Leonel. In mezzo c’è tutta la tristezza delle case vuote, di un’assenza divenuta presenza e del desiderio di famiglia: «Questo è quello che ci tocca: essere le case vuote pronte ad accogliere la vita o la morte ma che, alla fine dei conti, sempre vuote rimangono». Così, mentre Daniel trascende la sua assenza e continua a esistere, Leonel riempie una vita con la sua presenza inanimata, perché in fondo «essere» è «il verbo che ci rende umani» e non si scompare tutti allo stesso modo ma «ognuno prende la forma della scomparsa che gli è toccata».

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