CHE COSA HO IMPARATO DEL SESSO
Nella serie Sex Education è il confidente sessuale dei suoi compagni di scuola. Nella vita Asa Butterfield non sa dare consigli. Ma ha imparato a buttarsi e ridere di se stesso
Otis Milburn, protagonista di Sex Education, nella prima stagione lo abbiamo visto tentare di masturbarsi parecchie volte, istruire una coppia lesbica sulle posizioni più adeguate, accompagnare un’amica ad abortire, aiutare il bullo della scuola in preda a una overdose di Viagra. Quando lo ricordo al protagonista, Asa Butterfield, non può far altro che mettersi a ridere, chiuso però in un silenzio tombale quando si fa cenno alla stagione due, in arrivo su Netflix il 17 gennaio. Volto delicato che lo rende perfetto per interpretare un sedicenne delicato come Otis, figlio di una terapeuta sessuale (Gillian Anderson) e quindi involontariamente esperto lui stesso, nel giro di un anno Asa si è ritrovato in mano un successo clamoroso, confermato anche dagli ultimi dati fatti circolare da Netflix che vedono Sex Education nella lista dei programmi più visti (si parla di 40 milioni di visualizzazioni). Eppure dovrebbe esserci abituato, visto che a 22 anni, recita da quando ne aveva nove e vanta un curriculum da consumato professionista in cui spicca la collaborazione con Scorsese in Hugo Cabret, ruolo che gli ha fruttato una candidatura ai Critics’ Choice Awards del 2011. «Non mi aspettavo certo questa popolarità», dice con adorabile accento britannico. «Sapevo che la serie avrebbe fatto discutere, questo sì, ma la pioggia unanime di critiche positive era difficile da prevedere, è stata inaspettata. Non posso davvero chiedere di meglio».
Quale parte della vita degli adolescenti pensa che sia raccontata particolarmente bene?
«Penso che la serie faccia un ottimo lavoro nell’esplorare situazioni e personaggi diversi. Voglio dire, è una serie con molti protagonisti e sono tutti complessi. Anche quelli che sembrano rientrare in stereotipi, poi ti sorprendono. Ciascuno di loro racconta un modo personale di vivere l’esperienza del liceo. Penso che il pubblico abbia apprezzato che non è una serie zuccherosa, non c’è la volontà di rendere glamour il sesso dei liceali, anzi lo mostriamo in tutta la sua bruttezza, nella sua stranezza, nell’imbarazzo».
Parlando con i fan si è fatto un’idea del pubblico che guarda Sex Education? Ho la sensazione che non siano solo adolescenti.
«Assolutamente. Ci sono spettatori di 40, 50 anni. È un pubblico molto misto e questo perché trattiamo temi universali: il disagio a scuola in quel periodo specifico della vita lo abbiamo vissuto tutti. I miei nonni, per esempio, l’hanno guardata e si sono molto divertiti».
Una ricerca dell’americano Center for Disease Control and Prevention del 2015 sostiene che i giovanissimi, la generazione Z, iniziano a fare sesso più tardi rispetto alle generazioni precedenti. Le risulta? E che cosa vuol dire secondo lei questo dato?
«Sinceramente è un dato che mi sorprende. Avrei pensato il contrario, che, siccome oggi si cresce più in fretta, anche le esperienze sessuali sono anticipate. Pensandoci però può anche essere che i giovani oggi siano più consapevoli e istruiti rispetto ai rischi e quindi siano più cauti».
Una delle spiegazioni che dava la ricerca è che i giovani, bombardati dal porno online, sono più spaventati dal contatto fisico reale.
«Non so, alla fine penso che rimanga una scelta molto individuale. Le persone sono pronte in momenti diversi».
Uno degli aspetti di Sex Education che è stato particolarmente apprezzato è il rapporto tra Otis, il suo personaggio, ed Eric, l’amico gay.
«È vero, è una relazione importante, quella che vediamo per prima, quella per cui facciamo sempre il tifo. Tra me e Ncuti (Gatwa, l’attore che interpreta Eric, ndr) c’è davvero intesa. E pensare che non ci conoscevamo prima di iniziare questo lavoro insieme. Io e lui siamo molto diversi e questa diversità funziona a nostro favore. Siamo in grado di completarci. Lavorare insieme è una delizia perché lui porta leggerezza e gioia, tanto che abbiamo una cosa chiamata “termometro della sfacciataggine”, un sistema di regolamentazione tra di noi per dirci quanto possiamo spingerci, quanta giocosità possiamo mettere in scena».
Nelle commedie anni ’90 i ragazzi liceali erano tutti descritti come un po’ zozzi e arrapati. In questo senso, Otis con il suo pudore e la sua timidezza è un personaggio completamente diverso rispetto a quell’idea stereotipata di maschio.
«È cambiata la società e con essa la nostra idea di mascolinità. È vero, in passato il maschio era o il secchione eccitato senza amici, o il buffone della compagnia. Oggi la gente vuole vedere qualcosa di nuovo e Sex Education fa proprio questo: prende elementi già visti, ma a loro sovrappone in modo sorprendente elementi imprevisti, nuovi, una sensibilità adatta ai tempi».
Otis diventa il confidente e terapista della scuola. Lei nel dare consigli come se la cava?
«Non particolarmente bene, non sono esperto di nulla, tantomeno di sesso. Non potrei mai fare quello che fa Otis. Al massimo io so ascoltare, che però a volte è la cosa più importante: prestare un orecchio ai problemi degli altri, farli sfogare».
Otis è molto introverso. Lei?
«Sì, anche io, in un sacco di situazioni. Ma è una caratteristica comune a molti attori, l’introversione».
Nella prima stagione ci sono scene soprattutto di masturbazione che da spettatore sembrano molto imbarazzanti da girare. È così?
«Beh sì, alcune scene lo sono, ma diciamo che era anche prevedibile che mi dovessi trovare in situazione di imbarazzo, visto il tema. Il lavoro di un attore è anche e soprattutto quello di buttarsi e quindi io mi butto. E preferisco così, lasciarmi andare, piuttosto che avere tutto in testa e rimuginare. So benissimo che in certe scene sono ridicolo, sono io il primo a riderci: per questo riesco a portarle a termine».
Immagino che l’atmosfera sul set giochi un ruolo importante.
«Esatto. La nostra fortuna è che siamo diventati amici, ci fidiamo gli uni degli altri e questo rende tutto più facile. Siamo davvero molto legati».
Che cosa ci può dire della seconda stagione?
«Otis è finalmente fidanzato, quindi per lui si apre un percorso nuovo. Come per altri personaggi, questi nuovi episodi sono molto focalizzati sulla scoperta di sé, sull’imparare cose su se stessi, sull’evolvere. Poi certo, ci sono sempre gli ostacoli e non è tutto rose e fiori, ma è un viaggio eccitante».
In molti speravamo di vedere Otis e Maeve insieme. Invece sono solo amici?
«Anche io sono curioso di vedere che tipo di relazione avranno. È chiaro che tra di loro c’è ancora qualcosa, ma Maeve è dovuta maturare tanto e in fretta e Otis è ancora troppo poco esperto, sono ancora troppo distanti in termini di esperienza. Però la chimica c’è, e si capiscono come nessun altro, è innegabile».
Girando la serie, c’è qualcosa che ha imparato sul sesso?
«Alcuni termini medici, sì. Uno su tutti: vaginismo. Mai sentito prima. Ora so cos’è».
Praticamente ora ha una laurea in sessuologia.
«Non ancora, ma se andiamo avanti per altre otto stagioni me la daranno di sicuro, almeno a titolo onorifico».