Vanity Fair (Italy)

EDITORIALE

- di Simone Marchetti

Virginia ha 97 anni, i capelli bianchi e due occhi che sembrano due romanzi di cristallo. Dalla sua stanza, all’ultimo piano della casa di riposo, si vede un angolo colorato di Venezia, il Campo di Ghetto Nuovo.

A 21 anni, Virginia varcò la soglia del Campo di concentram­ento di Auschwitz e smise di vedere a colori. Racconta che i ricordi di quel periodo sono in bianco e nero: in quell’orrore perse la madre, la nonna e i fratelli.

La sua storia a pagina 58 è il nostro modo di celebrare il Giorno della memoria perché non si può pensare al futuro senza ricordarsi del passato: quando è stato mostruoso, ma anche quando ci ha fatto riflettere sorridendo grazie al talento della scrittura. Era il caso di Mattia Torre, ricordato nella bella intervista congiunta a Valerio Mastandrea e a Paola Cortellesi. Il film che portano nelle sale, Figli, era stato immaginato da Mattia: uno che metteva mano al foglio con forza, dice Mastandrea, perché reinventav­a la realtà dicendo «cose che ti riguardano sempre».

Abbiamo scelto una cover rossa e colorata come questa di Emma Watson per rimettere luce nell’ombra: la memoria serve a questo, ovvero non solo a non dimenticar­e, ma a impegnarsi a non tornare indietro mai più.

Le storie di donne che troverete in questo numero di Vanity, da Virginia a Emma Watson fino a Rachel Cusk, Paola Cortellesi e a Marisa Pavan, sono tutte parte di un mondo femminile che non è stato né mai sarà dietro a nessuno. Né alla storia, né tantomeno agli uomini.

Buona lettura

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