SOGNANDO SI IMPARA
Quando tutto cambia, anche i sogni mutano e si fanno INCUBI. Ma se nella dimensione onirica «la casa crolla» è per dare libero accesso alla nostra energia più profonda
è un diffuso desiderio di rinascita: voglia di uscire a camminare, di tornare a lavorare, di vedere in carne e ossa gli amici e i cari. C’è un’irresistibile voglia di ricominciare a sognare il dopo.
L’emergenza Covid-19 ha bruscamente alterato i ritmi di vita, e costretto tutti a fare i conti con una fragilità assoluta, confinati tra le mura domestiche a osservare la vita al rallentatore.
I primi a farne le spese: sonno e sogni. Non c’è da stupirsi: «Uno dei principali segnali di stress è proprio l’alterazione della loro qualità», afferma Paola Proserpio, neurologa e responsabile del centro di medicina del sonno dell’ospedale Niguarda di Milano. «Lo abbiamo registrato non solo in medici e operatori sanitari, persone maggiormente esposte al rischio di contagio, ma anche in contesti di normalità. Le principali cause: la paura di ammalarsi, le preoccupazioni legate al lavoro e i nuovi ritmi della vita domestica, lo stato di perenne allarme che rende mantenere la calma un’azione estrema».
Con l’emergenza, le routine quotidiane sono state scardinate e la mancanza di ritmi regolari legati a studio e lavoro non aiuta certo a riposare. «I fattori che regolano il sonno sono molteplici», spiega la dottoressa Proserpio. «Ci sono quelli genetici: esistono i gufi, propensi a tirar tardi la sera, e le allodole, che preferiscono andare a letto presto e svegliarsi presto. Poi c’è l’età: gli adolescenti amano tirar tardi, mentre con l’età si tende a dormire di meno ma ad andare a letto prima. Quando, però, i ritmi che scandiscono la giornata vengono così pesantemente alterati, tutto il sistema va in allerta e il primo riflesso si ha sul sonno e sulla qualità della veglia».
Quando il disagio diventa insostenibile, è bene ricorrere a uno specialista, ma ci sono alcuni accorgimenti che possiamo mettere in campo subito. «Per prima cosa, evitare di contrastare insonnia e agitazione stando a letto», spiega Proserpio. «Se il sonno non arriva, meglio alzarsi, prepararsi una tisana o fare un cruciverba».
E poi, via libera alla fantasia, al perdersi nel fare cose senza programmi né aspettative, concentrandosi sul momento presente e sulla cura di sé e del proprio ambiente.
«Stare nel presente è un toccasana soprattutto quando tutto sembra crollare e fa paura», afferma lo psichiatra e filosofo Raffaele Morelli. «Usare le mani, per esempio: pulire casa, imbiancare, cucinare, cucire, ricamare, curare un giardino (a questi argomenti sono dedicati in questo numero due articoli a pag. 34 e 40). Ma senza volgere lo sguardo altrove e restare nell’istante presente».
Certo, le notizie, la paura, l’assenza della socialità non aiutano: lo sguardo sul futuro si fa cupo, il lavoro è per molti incerto e i sogni diventano incubi,
C’anche ora che s’intravede la ripartenza. «Ma la chiave è proprio lì», assicura Morelli, che spiega: «Meglio evitare di soffermarsi sulle cose che avremmo voluto fare o sulle limitazioni alle quali saremo costretti, e volgere, piuttosto, lo sguardo verso l’interno. Anche nei momenti difficili, infatti, il cervello dispone di potentissime energie in grado di salvarci. Va rivalutato il valore degli incubi, che non sono l’incontro con il nemico, ma proprio il contatto con quell’energia profonda che cerca di rompere i confini dell’Io. Il cervello è costruito per andare oltre».
«È successo ad Arianna», racconta Emanuela Fato, coach che accompagna professionisti e aziende ad affrontare i cambiamenti. «Da 11 anni in un’agenzia di web marketing, ha 51 anni e nessun desiderio di rivoluzionare la sua vita. Ma l’azienda entra in crisi e lei viene licenziata. Inizia a inviare molti cv, non ottiene risposta. Lo sconforto aumenta, Arianna non sa che fare. Si chiede, si ascolta: qual è la cosa che so fare e che mi piace fare? La risposta la conosce bene. Scrivere. Voilà. Punta su questo, avvia il passaparola tra i suoi contatti e arriva la prima collaborazione. Inizia la sua nuova vita come copywriter. Arianna amplia la sua rete, le richieste aumentano e apre la partita Iva. I progetti sono tanti, diversi, appassionanti. Oggi i tempi sono di nuovo incerti, lei, dice, si mantiene calma e continua a dare il suo contributo, sempre piena di passione e curiosità».
«Niente paura, dunque, se nei sogni le case crollano», conclude Morelli: «sono solo i nostri pensieri che si fanno da parte, per farci entrare in contatto con uno stato profondo e saggio del cervello, che sa cosa ci serve. Mai come ora occorre “precipitare dentro noi stessi” e affidarsi all’inconscio, la nostra più grande risorsa, che sempre guida la nostra vita, senza che ce ne accorgiamo».
Perché rialzarsi si può. Ripartire anche. E oggi, più che mai, occorre ricordarlo.
SOS DISTENSIVI
Rafforza la barriera cutanea per combattere qualsiasi tipo di stress, anche quello dovuto alla mancanza di sonno: è Vital Skin-Strengthening Super Serum di (30 ml, € 55), a base di acido ialuronico e di un complesso vegetale adattogeno che aiuta a donare resilienza, elasticità e turgore alla pelle. Vital Hydra Sleeping Mask di
23,90) garantisce un’idratazione costante per tutta la notte assicurando un risveglio epidermico super rilassato.
KIEHL’S DR.JART+ (€
di
ALESSANDRA PAUDICE
Fiona May, 50 anni. L’ex campionessa mondiale di salto in lungo italobritannica è mamma di Larissa, 17, e Anastasia, 11.
opo lo sport, Fiona May, due ori ai Mondiali di atletica in salto in lungo, ha iniziato un’altra vita. L’ex atleta, mamma di Anastasia, 11, e Larissa Iapichino, 17, che ha seguito le orme della madre – è già oro in salto in lungo ai Campionati europei under 20 –, ora è un’attrice e non ha smesso di combattere. La quarantena ha interrotto il tour a teatro di Maratona di New York di Edoardo Erba, ma quando tutto tornerà alla normalità dovrà recuperare le date perse. Fiona, nata a Slough in Inghilterra, e cittadina italiana per il matrimonio con il collega ed ex marito Gianni Iapichino, aveva da tempo scoperto la passione per la recitazione. Ha debuttano nella fiction Butta la luna 1 e 2 dal 2006 al 2009, poi ha lavorato nella sitcom Così fan tutte e a Ballando con le stelle.
DChe cosa le ha dato lo sport?
«Disciplina, capacità di essere al 100%, rispetto per gli altri, impegno a fare le cose senza usare scorciatoie. Non bisogna avere paura del fallimento: aiuta a imparare».
Ricorda un fallimento che le ha insegnato tanto?
«Quando sono stata bocciata a scuola, in Inghilterra. Un’insegnante mi aveva detto che non avevo il cervello per studiare ma solo per fare il salto in lungo. Mi aveva demoralizzata, ma i miei genitori mi dissero di ascoltare solo quello che sentivo dentro. È questo che insegno alle mie figlie: a non rinunciare mai ai propri sogni. Ho continuato a studiare e mi sono laureata in Economia e commercio, per avere un piano b nel caso la mia carriera sportiva fosse stata interrotta da un infortunio».
Come continua a tenersi in forma?
«Gioco a tennis, faccio yoga. Ho iniziato nel 2000, dopo che ai Mondiali di atletica di Siviglia ero arrivata seconda. Per la delusione andai in crisi tanto da voler smettere, ma poi andai in Giamaica da mia nonna che mi convinse a tornare più forte di prima. Già a 17 anni un allenatore mi aveva insegnato la meditazione per controllare le emozioni, poi in Italia durante quel periodo difficile ho scoperto lo yoga. Lo faccio quando sono ansiosa e mi aiuta a trovare autodisciplina, a stemperare lo stress, mi supporta quando chi mi sta intorno non mi aiuta e mi sento sola».
La vita da sportiva deve essere stata difficile per lei...
«Ho iniziato al college in Inghilterra, l’insegnante di Educazione fisica durante gli sport days mi aveva visto saltare sei yards (circa 5 metri e mezzo, ndr) nel salto in lungo, chiamò i miei genitori e disse loro che avrei dovuto fare atletica agonistica. Il mio percorso è stato faticoso perché ho dovuto studiare mentre facevo sport in un periodo in cui chi aveva una vita agonistica non aveva supporto né negli studi né nello sport. Il mio sogno, infatti, sarebbe quello di aprire un liceo dedicato allo sport, per chi intorno ai 16 anni possa dare a entrambe le discipline lo stesso valore, con i corsi organizzati nel periodo invernale e le gare in estate. Con più allenatrici donne e con un programma che prevede anche il coach mentale, per aiutare ad affrontare l’agonismo e lo studio con meno stress».
È stata scelta da Yves Rocher come modello di bellezza contemporanea per la sua forza e la sua tenacia.
«Per fortuna oggi bellezza può significare qualsiasi cosa. Si dà più spazio alla personalità e alle donne normali, non tutte belle, non tutte modelle, perché quello che conta è amarsi. A cinquant’anni la mia vita è ancora all’inizio di un viaggio. Sempre di più i nuovi modelli di bellezza sono rappresentati da donne vere, con i problemi di tutti i giorni. Io ho superato un divorzio, sono una mamma, ho una carriera, con determinazione e con l’aiuto di amiche e famiglia sono andata avanti. Spero di potere dare coraggio alle donne. Non siamo tutti perfetti e va bene così, che mondo sarebbe se fossimo tutti uguali?».
Che cosa l’ha aiutata a evolvere nel suo percorso?
«A volte le mie amiche e mia mamma, che mi dà forza, ma mi aiuta anche guardare al passato e a quello che ho raggiunto. Ho un’attitudine positiva anche nelle situazioni più difficili, come durante la pandemia da coronavirus, quando mi sono detta “non posso cambiare quello che succede” e allora ho iniziato a chiamare i miei zii in Canada, i parenti negli Stati Uniti, in Giamaica, in Thailandia, in Inghilterra, e ho approfittato di questo periodo per sentirmi più vicina alla famiglia anche se in modo virtuale».
«Quando si subisce un torto bisogna guardare le persone negli occhi senza paura e dire le cose come stanno»
La sua routine di bellezza come si è trasformata durante la pandemia?
«Stando in casa la pelle ha avuto bisogno di essere più idratata, ma in compenso mi sono nutrita meglio perché cucino io, ho eliminato cioccolato, biscotti e mangiato più frutta e verdura, perché ho coltivato il mio orto. La pelle è migliorata anche perché uso meno trucco e bevo di più. Il me time me lo concedo la sera: a volte chiudo la porta della camera da letto, ed è un messaggio per le ragazze che ho bisogno di stare da sola. Faccio un bel bagno lungo o faccio binge watching su Netflix, oppure medito».
Che consigli darebbe alle ragazze per affrontare commenti razzisti o di body shaming?
«Io le ho passate tutte, bullismo, razzismo, e mi sono sempre difesa. Ricordo una volta quando una ragazza di un anno più grande di me mi aveva infastidita in modo pesante, la incontrai dopo la scuola e la affrontai, le dissi a testa alta, guardandola negli occhi, “lasciami in pace”. Si intimorì, non si aspettava tanta fierezza da una più piccola. Alle mie ragazze dico sempre di guardare le persone
SEMPRE AL TOP
Fiona May due volte campionessa mondiale di salto in lungo, specialità in cui inoltre è salita due volte sul secondo gradino del podio olimpico: nel 1996 ad Atlanta e nel 2000 a Sydney.
negli occhi e quando non c’è giustizia di non aver paura, basta dire le cose con calma e con educazione e se non succede nulla andare via. Oggi per fortuna le cose sono cambiate. Quando ero una ragazzina in Inghilterra per gestire i miei ricci difficili avevo fatto la contropermanente, ma in Italia non c’erano saloni che offrivano gli stessi servizi, dovetti rinunciare ai capelli lunghi e tagliarli. Una rinuncia che non è più necessario fare, perché grazie ai modelli di bellezza afro e inclusivi come Rihanna, Halle Berry, Beyoncé si trovano servizi adatti anche alle esigenze di chi ha un colore della pelle diverso. Io ho dovuto aspettare la fine della mia carriera da atleta per poter avere un look più femminile e spero con il mio nuovo ruolo di ambasciatrice di bellezza di riuscire ad aiutare le ragazze italiane con la pelle scura a sentirsi più forti».
È in una fase della vita in cui la menopausa è alle porte, come la affronta?
«Non ho paura della menopausa. Posso mangiare bene e fare esercizi per aiutarmi ma so che non posso restare sempre giovane e bella. La bellezza matura e accetto i miei capelli più bianchi, la minore flessibilità e il fatto che non posso più indossare scarpe taglia 40, ma 42. Perché abbattersi se ancora respiro e ci sono sulla faccia della Terra? La percezione dell’età sta cambiando, perché i cinquant’anni sono considerati i nuovi quaranta, tanto si tratta solo di un numero, è una questione mentale. Non ci sono differenze, dipende da come ti senti. Larissa oggi ruba i miei vestiti e mi dice “non è male per una mamma di cinquant’anni”, eh già. Se riesco ad arrivare a sessant’anni sentendomi come adesso sarò contentissima».