Vanity Fair (Italy)

LA SCOPERTA DEL MARE BELLO

-

o in isolamento ci sto benissimo, come tutti i picchiatel­li. L’estate però no, l’estate è sacra. Per tutti. Ma per noi nati e vissuti in Pianura Padana passare qualche settimana lontano dalle polveri sottili è, letteralme­nte, questione di vita o di morte. Ho impiegato molte sere, durante il lockdown, ad architetta­re piani A, B e C per le vacanze nel caso ci avessero rinchiuso in Lombardia. Scoprendo che sul Lago di Como affittano bellissime e costosissi­me case. Voi lo sapevate già per via di George Clooney, ma io non avevo più preso in consideraz­ione l’opzione lago perché ho avuto un marito con adorabile mamma veronese col quale abbiamo trascorso otto estati a Bardolino, e mi sembra di aver già dato.

IL’estate è sacra. L’unico anno che l’ho passata a Milano – a quei tempi in agosto era aperto solo il bar Motta – era stato interessan­te ma sfinente: almeno d’estate noi padani dobbiamo ossigenarc­i, fosse anche ai Lidi di Comacchio, ai tempi Lidi Ferraresi, dove ho trascorso le vacanze più belle della mia vita e non certo per la trasparenz­a del mare ma perché avevo 12 anni. Infanzia e adolescenz­a ai Lidi Comacchies­i o in Romagna, tra bigliardin­o, bomboloni e spiagge immense, sono il massimo, fino a che non scopri che esiste il mare bello. Fu solo l’anno della maturità che scoprii il mare bello, andando in Sardegna in autostop con quattro amiche. Traghetto, tenda, posto ponte: tutto il repertorio. Sbarcammo a Olbia e finimmo in un campeggio gallurese. Sabbia bianca, mare azzurro, rocce rosse, birra Ichnusa: divenne la vacanza della vita. Non tornai più in Gallura fino a che il caso, un’estate disorganiz­zata con primo figlio piccolissi­mo, mi riportò su una spiaggia a 10 chilometri da quella del campeggio della maturità.

Da allora per me villeggiat­ura vuol dire quelle rocce, quella sabbia e quella birra, e quest’anno, se tutto va bene, ci torniamo. Sul ponte del traghetto, per prudenza. Con figlia dell’età mia di allora e una di quelle 4 amiche. Ma schisce, distanziat­e, registrate e mascherate, praticamen­te invisibili: che quest’anno ai padani conviene non farsi notare.

mai più), delle ciabatte (idem come la vestaglia) e... tutine, pannolini, camicine, salviettin­e per la mia «compagna di viaggio».

L’ecografo mi comunica la partenza, in regalo una colonna sonora appena composta per noi.

«Mciù, bubù settete, pappa, ohohohoh, bimba, papapapa, mmmmmm», emessi in stile Antonella Ruggiero.

Sono in viaggio da nove mesi... Nausea da percorso, sconforto, una quarta di seno bollente, caviglie gonfie, piccoli pugni a tradimento, dolore impossibil­e alternato a calma piatta, pare che la destinazio­ne sia vicinissim­a...

Tutti accorrono, io resto ferma e concentrat­a, vicino sento altre vacanziere in arrivo a destinazio­ne. Alcune urlano strane frasi: «Stronzo! È tutta colpa tuaaa!», oppure «Cazzo! Fatelo uscireee!».

Io canto, piango e rido, sento il vuoto nella pancia, le costole che tornano al loro posto e LUI che dice: «Amò è bellissima e incazzata come te». Arrivati a JOLANDACIT­Y, grazie per averci scelto.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy