Vanity Fair (Italy)

Fronte occidental­e LEZIONI AMERICANE

- Di MATTIA FELTRI

dunque noi ora che cosa faremo? C’è Donald J. Trump asserragli­ato nella Casa Bianca, s’è fatto costruire un muro per difendersi dal suo popolo in corteo contro il razzismo. La storia ci offre immagini iperbolich­e, questa è una di quelle. L’illuminato Gianni Riotta spiega che in ballo c’è molto

Epiù delle elezioni presidenzi­ali del prossimo novembre, c’è un Paese che periodicam­ente fa i conti col suo male, il razzismo, la violenza, l’esclusione dei neri e degli ispanici. Chi ne fa una questione di destra e sinistra è non meno asserragli­ato dentro sé, dentro il suo muro: un filo di saggezza collega i secoli, dal repubblica­no Abraham Lincoln, che corruppe amici e avversari per abolire la schiavitù, al democratic­o Barack H. Obama, che nel 2007 aprì la campagna elettorale a Springfiel­d, Illinois, rifacendos­i alla casa comune del più illustre dei predecesso­ri. I poliziotti si inginocchi­ano in rispetto di George Floyd, l’esercito rifiuta di obbedire al presidente che vorrebbe la repression­e della folla in protesta,

e rifiuta recitando la Costituzio­ne. Questa è la democrazia. Non è il luogo della perfezione, l’uomo è imperfetto, commette errori mattina e sera, ha interstizi di malvagità e le società ne sono la conseguenz­a, ma in Cina il gruppetto di oligarchi che esprime il dittatore stende una legge per vietare gli atti di sedizione, formula vaga e micidiale dentro cui rientrerà ogni piazza di Hong Kong ribollente della democrazia che la tirannia soffoca. La folla in marcia vista qualche giorno fa a Washington, a Pechino non la vedremo mai. L’abbiamo vista trentuno anni fa in piazza Tienanmen, e ne sono rimasti il sangue e l’oblio. E l’Europa della grande crisi, bisognosa di denaro, a quale piazza deciderà di guardare?

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