Vanity Fair (Italy)

BENVENUTO AL NORD

All’inizio voleva girare «al caldo». Poi, un attore molto romano ha scoperto che in VALLE D’AOSTA il calore delle persone e dei luoghi era qualcosa che valeva molto di più

- Di MARCO GIALLINI

con il paesaggio. Mi faccio rapire dalle vette straordina­rie e dai castelli. Hanno nomi che sembrano provenire dalla fiabe: Fenis, Verres, Saint-Pierre. Le montagne, curva dopo curva, sono uno spettacolo quasi innaturale, sembrano venirti addosso e poi ti precipitan­o in città. È bella Aosta e io non smetto di ringraziar­e Dio per avermi fatto nascere in Italia.

Il popolo della Valle è certamente più «discreto» di noi romani, ma mi accolgono a casa loro, a me piace dire così (è uno dei tanti insegnamen­ti senza bisogno di troppe parole di mio padre), con gentilezza e amore. Anche se come italiano Aosta è parte di me, ad abitarci davvero e a restituire gentilezza e simpatia sono loro. Li ho rispettati fin dal primo momento, i valdostani, e ho ricevuto in cambio lo stesso rispetto. Inizio a lavorare, mi accorgo di essermi innamorato del luogo giorno dopo giorno. A differenza di Schiavone, ogni volta che riscendo al Sud sento una strana nostalgia per questi paesaggi e per questa gente. Andare via non è una gioia, ma una piccola sofferenza. È una regione fantastica, la Valle d’Aosta. Con bellezze che brillano di luce propria, senza ostentazio­ne, e bellezze più nascoste come l’Arco di Augusto, Porta Praetoria, il Teatro Romano. A volte mi guardo intorno e penso siano più romani di me.

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