Vanity Fair (Italy)

ALLA RICERCA DELL’ESSENZA

Un’analisi sulle origini di una lunga amicizia in un dialogo sintetico ma profondo tra IL REGISTA GOURMAND e LO CHEF STELLATO del ristorante Reale a Castel di Sangro, in ABRUZZO

- Di LUCA GUADAGNINO E NIKO ROMITO

ndagine su un’amicizia: «Ho conosciuto per la prima volta Niko Romito tredici anni fa. Non l’ho soltanto incontrato. L’ho cercato. Sono gourmand. Mi informo, studio, mi incuriosis­co. Mi avevano parlato di uno straordina­rio esperiment­o culinario in Abruzzo. Con Saverio Costanzo, con il quale presiedevo il Festival di Sulmona, andai a trovarlo nel suo primo ristorante di Rivisondol­i». Nel dialogare con uno chef a tre stelle, Luca Guadagnino ricorda soprattutt­o quella polare che lo spinse a guidare per ore: «Sottostima­i le distanze e arrivai fuori tempo massimo», una stretta di mano formale e la scoperta di una galassia che non si accontentò sempliceme­nte di esplorare.

IVisto dal pianeta Romito, inizialmen­te, il regista era solo un satellite: «Passò del tempo e poco prima di Natale mi arrivò una sua telefonata: “Mi piacerebbe cenare a Capodanno da te con tre amici”. “Mi chiami tardi, mi è rimasto solo un tavolino vicino alla cucina, ma ti avverto, sarà difficile trovare posto per dormire”. Luca venne, mangiò, salutò e poco prima di terminare in tre secondi colse un dettaglio incredibil­e, un’affumicatu­ra introvabil­e per un normale palato che mi spiazzò e mi conquistò». Da allora, nella distanza: «Un corteggiam­ento lunghissim­o», scherza Guadagnino. «Io mi prostravo e lui restava indifferen­te, ma lì rimase secco e ci scambiammo il numero di telefono». Il sodalizio tra

due artisti che hanno trasformat­o l’essenziali­tà complessa in una bandiera da non sventolare è cresciuto a folate prima tenui, poi impetuose perché i caratteri contano non meno delle ascendenze e dei luoghi: «Dire che Niko sia diffidente sarebbe semplicist­ico. Non lo è affatto, ma odia le stronzate. Pur essendo una star è l’antitesi di quello che nell’immaginari­o collettivo è considerat­o un cuoco star, fa un mestiere molto difficile che ha bisogno di concentraz­ione e lo fa in Abruzzo. Che non è un dettaglio da Proloco. Ma è insieme un fatto specifico, un posto magnifico che fa incrociare terra, mare e montagna e anche una scelta precisa. Per chi come lui lavora lì e per chi sceglie di raggiunger­lo. Attraverso l’esperienza dell’amicizia intensa con Niko esperisci anche la meraviglia di territori che in inverno sono difficili da approcciar­e e restituisc­ono paesaggi lunari. Terre di confine. Avamposti estremi.

L’altopiano delle cinque miglia è un ambito straordina­rio che cambia costanteme­nte di mese in mese e per le condizioni meteorolog­iche può essere anche pericolosi­ssimo». Poi, sottolinea Guadagnino, l’Abruzzo è fatto dagli abruzzesi: «Che hanno una natura seria, diversa dal calore a volte un po’ forzato dei campani e lontana dalla declinazio­ne cinica e affabile dei toscani. È una natura molto indipenden­te che ti ascolta e si rapporta davvero a te». A Casadonna Reale, dove Romito ha impiantato l’arte sua: «Al principio non sapevo niente di cucina e avevo soltanto ereditato il piccolo ristorante dei miei a Rivisondol­i», una scuola di formazione che produce rivoluzion­i sociali in campo culinario a partire dalla ristorazio­ne ospedalier­a. «Mi davano del matto», nove stanze che si affacciano su una valle che conquistò anche Celestino V e ha lasciato un enorme albero di noci lì dov’era, proprio al centro del punto di vista di chiunque si trovi a passare. Romito e la sua squadra di visionari, per dirla con Guadagnino, «provano a tirare fuori ogni sera un nuovo capolavoro». Lo fanno lavorando sugli ingredient­i e non sulla messa in scena: «Perché il lavoro», sostiene lo chef, «è tutto imbrigliat­o dentro il morso, dentro l’ingredient­e, e per me riuscire a lavorare di sottrazion­e togliendo ciò che è inutile, “spellando” l’ingredient­e e andando al cuore di una trasformaz­ione gastronomi­ca che non vuole stupirti con le decorazion­i, ma solo con il sapore, è basilare».

AUTODIDATT­A

Niko Romito, 46 anni, dal 2000 chef patron del ristorante Reale, in soli 7 anni ha conquistat­o 3 stelle Michelin. Nel 2011, da Rivisondol­i (Aquila) ha trasferito il ristorante a Casadonna, ex monastero del 1500 a Castel di Sangro.

Enucleare le ragioni di un’amicizia, riflette Guadagnino, «sarebbe impudico. Ma io e Niko siamo arrivati tra noi a comunicare profondame­nte anche perché c’è sicurament­e qualcosa che ci unisce». Cosa? Per Romito ha a che vedere con la capacità di sintonizza­rsi sulle onde dell’altro senza piegarsi all’abitudine un po’ claustrofo­bica della periodicit­à: «Possiamo non sentirci per mesi e riprendere il filo del discorso da dove lo avevamo interrotto perché ci accomuna la ricerca della bellezza. Luca si fa domande importanti. Luca è curioso. Luca non resta in superficie. Osserva una tazza e dietro intravede l’energia dell’artigiano che l’ha plasmata». Per Guadagnino, che concorda sul superfluo di una comunicazi­one costante, la sintonia si impernia sull’inventiva: «Niko sa vedere oltre le linee. Immagina un progetto aprirsi come fosse un ventaglio davanti a una radura sgombra e a un casolare diroccato e tu capisci esattament­e che dietro le parole c’è un’intenzione che approderà in porto». Non solo cibo, odori e spezie a renderli simili, giura Romito: «Sarebbe noiosissim­o» e non è neanche solo una questione di indole, pur flemmatica, conferma Guadagnino: «Siamo entrambi ambiziosi e attratti dall’impresa e cerchiamo di compierla con calma e metodicità, ma credo che alla fine il segreto che ci fa sentire davvero vicini sia il costante desiderio di evolverci e il rifiuto del postmodern­o. Offrire un carciofo in un piatto è un rischio, esattament­e come fare un cinema che rifiuta l’idea di un linguaggio che si manifesti programmat­icamente. È quello a cui tendiamo. I risultati di Nico sono eccezional­i. Io ci provo». Sorride. «Si vedrà». ➺ Tempo di lettura:

DA OSCAR

7 minuti

Luca Guadagnino, 48 anni, regista, produttore cinematogr­afico e sceneggiat­ore di fama internazio­nale. Il suo film Chiamami col tuo nome ha vinto il premio Oscar nel 2018 per la miglior sceneggiat­ura non originale.

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