Vanity Fair (Italy)

LA FORMA DELL’ACQUA

Il mare non è uguale ovunque. Una sceneggiat­rice che ha nuotato in molti oceani si è innamorata del Mediterran­eo della PUGLIA. E ne ha fatto la sua ossessione

- Di FRANCESCA MARCIANO

mai sperimenta­to prima: un bisogno assoluto di possederla, di navigarla con il corpo, di percorrere distanze, di nuotare sempre, appena fosse possibile, anche a dicembre o gennaio, di vincere la fatica e il freddo. Diventare pesce. Non sono mai stata una grande nuotatrice, sono un’autodidatt­a senza ambizioni sportive, ma non so perché, davanti a quel mare sono stata letteralme­nte posseduta da una specie di frenesia che non mi era mai appartenut­a. Il mare era sempre stato una mia passione, ma come tanti lo avevo sempre vissuto in modo ludico, facendo qualche bracciata per rinfrescar­mi, per gironzolar­e. Volevo pormi degli obiettivi, fare qualcosa di speciale e di lontano da me, mettermi alla prova in una fase della vita quando certe abitudini sono ormai consolidat­e e si pensa di non cambiarle più.

Arrivata in Salento studiavo le distanze, le guardavo dall’alto della costa, cercando di calcolarle in metri o chilometri. La mia attrazione aveva qualcosa di diverso, mi ci volevo misurare. Come ogni ossessione, anche questa ha le sue regole, perché l’estasi mediterran­ea è una sorta di sindrome di Stendhal che si prova solo in certe circostanz­e, ed è per questo che in estate nuoto solo la mattina molto presto, quando non c’è nessuno: non posso rinunciare al silenzio, la calma, la luce bassa del mattino. Tra le sei e le sette il mare è una lastra di vetro, è ancora integro, ho l’impression­e che sia solo mio. Faccio sempre più o meno lo stesso percorso e durante la stagione lo allungo sempre di più. All’inizio dell’estate, quando l’acqua è ancora fredda, spesso attraverso banchi di sardine appena nate che si muovono assieme come guidate da un unico cervello, e paiono coriandoli d’argento lanciati contro il blu. In inverno invece l’acqua assume la trasparenz­a di un lago norvegese, sembra di entrare nel cristallo. Nelle giornate terse tra dicembre e gennaio, quando splende il sole, sento il mio corpo che smania, attratto come un magnete da quell’acqua trasparent­e, purissima, e alla fine non resisto, devo scivolarci dentro. Al porto di Tricase c’è un gruppetto di nuotatori locali che entrano in acqua tutto l’anno. Li invidio, perché io posso venire solo di rado durante l’inverno, e non ho acquisito la stessa resistenza al freddo che hanno loro, ma quando li incrocio uscendo dall’acqua in una di quelle mattine dicembrine ci scambiamo un’occhiata e ci salutiamo con rispetto, senza disturbarc­i con delle chiacchier­e. Sappiamo cosa ci unisce e non c’è altro da aggiungere.

RACCONTAST­ORIE

Francesca Marciano, 64 anni, scrive libri e sceneggiat­ure. Ha vissuto negli Stati Uniti e in Kenya, da dove ha viaggiato per tutta l’Africa. Ha collaborat­o con i più importanti registi italiani e ha vinto molti premi.

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