Vanity Fair (Italy)

TORNARE A RESPIRARE

Ha lasciato giovanissi­ma il TRENTINO per Roma, alla ricerca della sua strada. Ma il ricordo di quei profumi è un richiamo che pone domande

- Di FRANCESCA NERI

sistono odori fisici. Odori che ti appartengo­no. Odori diversi da tutti gli altri. Se penso al Trentino penso all’odore del bosco. Un profumo di muschio, montagna e nostalgia, l’unico che mi ricordi davvero casa. Il luogo che ho lasciato a diciotto anni e che oggi – adesso che i miei genitori non ci sono più, i decenni sono passati ed è trascorso definitiva­mente anche il tempo in cui non mi riconoscev­o – è l’unico posto in cui mi riconosca e per il quale avverta un ritorno di fiamma. Ero giovane. Volevo andare via dalla provincia, fuggire altrove, mettere sei ore di treno tra me e le mie origini, scappare lontano per conquistar­e qualcosa che non riuscivo a definire, forse solo per disegnare una mia identità. Arrivai a Roma nel 1983. In una grande città, dominata dai rumori, dalle feste di piazza per lo scudetto vinto dalla Roma di Nils Liedholm. Alle finestre sventolava­no le bandiere gialloross­e. Ho continuato poi a giocare la mia partita, a girare il mondo, a vedere altre bandiere, altri panorami, altri scenari fittizi e reali. Ora che quel fotogramma sgranato compie quasi quarant’anni e mi volto a guardarlo, scopro che quello che mi sono lasciata indietro non se ne è mai veramente andato ed è davvero un pezzo di me.

Faccio parte di un popolo chiuso. Gente austera, sincera, solida e diffidente. Aggettivi che mi si attagliano, che mi somigliano, che potrebbero descrivere il mio carattere senza altre aggiunte. Peculiarit­à di cui sono consapevol­e e che con il mestiere che ho fatto mi hanno fatto patire. Noi trentini siamo fatti così: titubiamo ed esitiamo, ma se decidiamo di aprirci sappiamo dare tutto. Scioglierm­i, aprirmi e fidarmi degli altri non è stato semplice. L’ho fatto e nel frattempo ho smesso di fare la guerra a me stessa e al mio passato. Quando mi capita di tornare dalle mie parti – per molto tempo l’ho fatto con

Efatica, a malincuore, in preda a chissà quale ritrosia – non pulsa più alcuna conflittua­lità perché ora non sono più in conflitto con nessuno. Dirlo è semplice, ma saperlo è bellissimo, incredibil­e, sorprenden­te. È una sensazione che non avevo mai provato prima. Mio padre lavorava nel comparto zootecnico. Ogni tanto, a causa del suo mestiere, andava a Roma e tornava a Trento con il suo carico di racconti apocalitti­ci. Lo ascoltavo e pensavo: «Sarà realmente così terrifican­te Roma?». Trento è molto cambiata, ma all’epoca, nonostante ancora si tramandass­e l’epica di un ’68 che per ragioni anagrafich­e non avevo fatto in tempo a vivere, mi appariva chiusa, quasi ansiosa di tirare giù le serrande, fare silenzio, arrivare al giorno dopo. Oggi quando ci cammino, respiro a pieni polmoni e torno agli odori di cui parlavo all’inizio, nonostante abbia amato Roma e le debba molto, mi domando soltanto se non mi sia sbagliata e non abbia confuso un abbaglio per un destino. «Come ho fatto a stare per tutti questi anni in una città in cui non si respira?», mi chiedo e non mi do risposte perché ogni epoca ne ha una e non è mai quella che desideriam­o quando indaghiamo il futuro perché il futuro, per definizion­e, lascia soltanto rimpianti e non si fa interrogar­e. Non si fa interrogar­e mai.

Francesca Neri, 56 anni, attrice molto amata dal cinema d’autore italiano e internazio­nale. È anche produttric­e. Ha un figlio, Rocco, 21 anni, dal marito, l’attore Claudio Amendola.

 ??  ??
 ??  ?? LA PIÙ RISERVATA
LA PIÙ RISERVATA

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy