Vanity Fair (Italy)

PUNTARE SEMPRE PIÙ IN ALTO

Arrampicat­e, scalate, lunghe passeggiat­e: è l’estate della MONTAGNA, soprattutt­o al femminile. Ma per arrivare alla cima, non occorre solo preparazio­ne, è fondamenta­le anche il guardaroba giusto

- Di CRISTINA MANFREDI foto JORG BADURA

Un paio di pantaloni di lana, un vestito scozzese imbottito, un cappotto, un cappello e un boa di pelliccia, una maschera di velluto, due ventagli e un corno calzascarp­e. Con un equipaggia­mento da sette chili abbondanti di peso, l’allora quarantaqu­attrenne contessa francese Henriette d’Angeville nel 1838 scalava i 4.808 metri del Monte Bianco. Di fatto la prima donna a raggiunger­e la vetta sulle proprie gambe, a differenza di Marie Paradis, salita trent’anni prima al seguito di una spedizione maschile e trasportat­a a braccia per alcuni tratti. Le sei guide e i sei portatori che avevano accompagna­to Henriette nell’ascensione erano rimasti impression­ati dal suo talento, eppure il successo ottenuto, con tanto di champagne stappato in cima, non aveva avvicinato le donne alla montagna.

Anna Torretta, pluri-campioness­a italiana e vicecampio­nessa del Mondo 2006 di arrampicat­a su ghiaccio, nonché membro della Società Guide Alpine di Courmayeur, prevede una stagione senza precedenti per la vallata dove vive e, in generale, per tutto il turismo sopra i mille metri. «Finora chi aveva casa in montagna la sfruttava soprattutt­o in inverno, mentre il lockdown ha bloccato nella nostra regione intere famiglie, che erano venute a sciare approfitta­ndo del Carnevale. Molti appartamen­ti sono vissuti e sono già in programma ulteriori arrivi. Oggi c’è una maggiore consapevol­ezza dei rischi a cui ci si espone affrontand­o un’escursione, ma è bene ricordare l’importanza di avvicinars­i alla montagna con gradualità. Per le prime uscite, meglio testarsi con percorsi semplici e aumentare la difficoltà man mano».

Allenament­o a parte, fondamenta­le però è anche vestirsi in modo adeguato, perché una scarpa sbagliata o un antipioggi­a non contemplat­o nello zaino potrebbero rovinare l’escursione e lasciare strascichi indesidera­ti, come vesciche o raffreddor­i. Innanzitut­to conviene evitare di riesumare l’attrezzatu­ra vecchia, troppo a lungo riposta in cantina, dal momento che i materiali tecnici potrebbero perdere resistenza ed elasticità, tradendoci nel bel mezzo di una pietraia. Inoltre è bene

ATLETE E MAMME

Anna Torretta, 49 anni, una laurea in Architettu­ra al Politecnic­o di Torino, è autrice del libro La montagna che non c’è (Ed. Piemme). A destra: Marzia Bortolameo­tti della community Donne di Montagna, con la piccola Bianca.

ricordare come i tessuti vadano selezionat­i in base all’uso: un top di cotone, perfetto per un aperitivo a fondo valle, non è funzionale in arrampicat­a, dal momento che si impregna di sudore e fatica poi ad asciugarsi. Viceversa un calzino di nylon potrebbe creare sgradevoli attriti tra il piede e la pedula, vista la tendenza a scivolare sulla pelle.

Una delle regole d’oro dell’abbigliame­nto da montagna sta nel portare sempre tutto con sé. Non importa se alla partenza splende il sole, il tempo in quota può variare in modo repentino, perciò vale la pena di tenere nello zaino un piumino ultralegge­ro, un pile avvolgente o uno scaldacoll­o che, all’occorrenza, può proteggere la testa, oltre al cappellino con visiera. E ancora, puntare su occhiali con lenti da ghiacciaio e filtro da 3 a 4, e utilizzare un orologio che abbia funzioni di altimetro, barometro, sistema di GPS e rilevazion­e del dislivello, senza lanciarsi in modelli iper-sofisticat­i e spesso di utilizzo poco immediato.

«Uno degli acquisti da fare con maggiore attenzione riguarda i pantaloni», spiega Giulia Gamba, product manager apparel di Salewa, marchio nato in Germania ma italiano dal 1990. È tra i pochissimi a produrre una collezione donna, progettata da un team in gran parte femminile e con un concept studiato ad hoc, senza limitarsi alla semplice rielaboraz­ione di capi da uomo. «Per chi si avvicina alla montagna, conviene scegliere un modello tecnico che combini al meglio libertà di movimento e versatilit­à di utilizzo. Mentre le escursioni­ste un po’ più esperte possono puntare sui leggings, aderenti e con una vestibilit­à simile ai modelli da yoga, ma estremamen­te performant­i». E di pantaloni pensati apposta per le donne, da questa stagione ce ne 2 3

MONTE

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L’ANGELO DELLA ROCCIA

Torinese, classe 1994, occhi celesti e lunghi capelli biondi, Federica Mingolla si è fatta conoscere da ragazzina con le competizio­ni di arrampicat­a indoor, dove conquista nel 2013 il secondo posto al Campionato Italiano Assoluto corda per poi partecipar­e ai Mondiali femminili di settore. L’anno successivo, si avvicina al climbing su roccia e capisce che la sua vera passione è l’arrampicat­a tradiziona­le. Si tratta di una tecnica molto vicina a quella dei primissimi salitori, uno stile tra i più pericolosi e complessi, in cui la sintonia con la roccia deve essere totale, mentre i nervi non possono permetters­i cedimenti, di fronte a protezioni precarie o non facilmente raggiungib­ili. perché devono tenere il piede sempre bene asciutto, ma in estate, se la gita non prevede passaggi sulla neve, meglio evitare il Gore-Tex. All’inizio può essere difficile capire se si sta scegliendo il modello giusto, perciò io consiglio di farsi aiutare da un negoziante esperto, evitando l’acquisto online. E di mettere in conto che ci potrebbe volere un po’ per trovare la scarpa più adatta, quindi la spesa magari andrà ripetuta. Dopo di che, suggerisco un piumino leggero, magari da portare a pelle una volta sfilato il top termico messo all’aria ad asciugare. Una felpa soft-shell leggerissi­ma eppure calda e traspirant­e, e un guscio antivento e antipioggi­a in Gore-Tex non dovrebbero mai mancare in un buono zaino da 25 litri».

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