VOLANDO SUL CALCINCULO
Buonanotte. Parole per rimboccare le lenzuola
Non ho mai più provato la gioia assoluta e cristallina dell’ultimo giorno di scuola. Mai più. E non c’erano calendari vuoti, la settimana era fatta di sei giovedì e una domenica (cit.) e l’unico momento lungo, tanto lungo, infinitamente lungo e noioso era il dopo pranzo dedicato ai compiti estivi, il libretto di qualche pagina che cercava di rendere accattivante il memento che a ottobre si ricominciava. Perché il d-day era il primo ottobre, «Santa Susina, tutti a scuolina!». Nel mezzo c’erano le strade del paese, le cicale che frinivano tutto il pomeriggio, il circolo Arci ai margini dell’oliveto, il permesso di uscire la sera ma solo fino a quando non faceva buio, quel tanto per acchiappare qualche lucciola e un gelato, il bagno al «bozzo», uno stagno che si formava quando il gran caldo e la siccità prosciugavano il torrente lasciando solo qualche pozzanghera più profonda. Nel mezzo c’era il nascondino e poi, soprattutto, c’era «la Fiera». Il luna park che faceva tappa in paese la prima settimana di luglio, quando ci eravamo già abbastanza ripresi dalle fatiche scolastiche e i genitori avevano allentato la guardia di quel tanto da concedere il rientro alle 22.30, ma guai a te se fai tardi.
Ho sempre adorato l’odore del luna park, quel miscuglio di fritto, vaniglia e olio da motori. Era l’odore dell’estate, della festa, dell’autoscontro sul quale i ragazzi facevano i gradassi e noi strillavamo come aquile, i dischi volanti sui quali ti sentivi padrone del mondo e della piazza, i venditori di collane di nocciole e di croccante, i calcinculo. Che poi non so come si chiamino nel resto del mondo, nella vallata in cui sono nata, quella in cui Marina e Bisenzio si danno appuntamento per andare a ingrossare lA’ rno, la giostra con i seggiolini appesi a lunghe catene, sulla quale si rotea vorticosamente per andare ad acchiappare una coccarda messa in alto si chiama così: calcinculo; perché vi si saliva a coppie, davanti il soggetto più leggero e dietro l’altro, che con poderose pedate all’altezza del sedere doveva far innalzare il compagno fino a prendere l’anelata coccarda. Il luna park spariva di notte, in silenzio. Un mattino rimaneva solo una lieve traccia di odore di fritto e vaniglia, e la giostra dei calcinculo che ci faceva compagnia fino a settembre, quando spariva anche lei chiudendo il cerchio e l’estate. Quando salivamo sui calcinculo io ero quella pesante, destinata a stare dietro a menar pedate alla mia amica magra e agile. Sono passati tanti anni, la vita, la dieta, l’accettazione di quella che ero e quella che sono diventata mi hanno reso magra. Mio marito dice troppo, a me non importa. La mia estate ormai dura solo le due, tre settimane di ferie contrattuali, ma quest’anno voglio trovare un calcinculo, e corromperò mio figlio grande e le sue gambe lunghe a salirci con me. A 53 anni da compiere è arrivato il momento di provare l’ebbrezza di essere quella che vola.
10 giugno 2020
Perché i calcinculo li troveremo anche questa estate. Loro resistono sempre, alle pandemie, alle foto di classe scattate via chat, alla notte prima degli esami che non avrà lacrime e preghiere ma la malinconica consapevolezza di un ciclo che si chiude mentre tanti cerchi rimangono aperti, al non sapere se a settembre incontrerai compagni nuovi mentre non sai ancora se sarai riuscito a salutare quelli vecchi. I calcinculo sono lì, volando riesci a mantenere la distanza interpersonale, guardi le cose da un’altra prospettiva, da un punto di vista diverso. Quello che ti fa pensare che settembre arriverà comunque ma, dopo aver passato l’estate volando, i nostri ragazzi e noi saremo in grado di affrontarlo. alessandra vinattieri
Un anno fa, alla conclusione dell’anno scolastico, avevo chiesto ai lettori di condividere il ricordo di quel momento magico, quando ci si alza dal banco con la consapevolezza esilarante che non torneremo a vederlo per tre mesi abbondanti. Tre mesi abbondanti di pochi compiti e tanti giorni spensierati, pieni di giochi e anche di quella noia bella che fa viaggiare con la mente. Alessandra aveva mandato una lettera splendida, che però non aveva trovato spazio su questa pagina. Esattamente un anno dopo, ha aggiunto una specie di post scriptum: li pubblico entrambi per ricordare, a voi e a me stesso, che forse non tutto «andrà bene», ma timidamente, piano piano, torneremo a volare. Su quel calcinculo, e nella vita. Buonanotte.