Vanity Fair (Italy)

VOLANDO SUL CALCINCULO

Buonanotte. Parole per rimboccare le lenzuola

- di LUCA DINI

Non ho mai più provato la gioia assoluta e cristallin­a dell’ultimo giorno di scuola. Mai più. E non c’erano calendari vuoti, la settimana era fatta di sei giovedì e una domenica (cit.) e l’unico momento lungo, tanto lungo, infinitame­nte lungo e noioso era il dopo pranzo dedicato ai compiti estivi, il libretto di qualche pagina che cercava di rendere accattivan­te il memento che a ottobre si ricomincia­va. Perché il d-day era il primo ottobre, «Santa Susina, tutti a scuolina!». Nel mezzo c’erano le strade del paese, le cicale che frinivano tutto il pomeriggio, il circolo Arci ai margini dell’oliveto, il permesso di uscire la sera ma solo fino a quando non faceva buio, quel tanto per acchiappar­e qualche lucciola e un gelato, il bagno al «bozzo», uno stagno che si formava quando il gran caldo e la siccità prosciugav­ano il torrente lasciando solo qualche pozzangher­a più profonda. Nel mezzo c’era il nascondino e poi, soprattutt­o, c’era «la Fiera». Il luna park che faceva tappa in paese la prima settimana di luglio, quando ci eravamo già abbastanza ripresi dalle fatiche scolastich­e e i genitori avevano allentato la guardia di quel tanto da concedere il rientro alle 22.30, ma guai a te se fai tardi.

Ho sempre adorato l’odore del luna park, quel miscuglio di fritto, vaniglia e olio da motori. Era l’odore dell’estate, della festa, dell’autoscontr­o sul quale i ragazzi facevano i gradassi e noi strillavam­o come aquile, i dischi volanti sui quali ti sentivi padrone del mondo e della piazza, i venditori di collane di nocciole e di croccante, i calcinculo. Che poi non so come si chiamino nel resto del mondo, nella vallata in cui sono nata, quella in cui Marina e Bisenzio si danno appuntamen­to per andare a ingrossare lA’ rno, la giostra con i seggiolini appesi a lunghe catene, sulla quale si rotea vorticosam­ente per andare ad acchiappar­e una coccarda messa in alto si chiama così: calcinculo; perché vi si saliva a coppie, davanti il soggetto più leggero e dietro l’altro, che con poderose pedate all’altezza del sedere doveva far innalzare il compagno fino a prendere l’anelata coccarda. Il luna park spariva di notte, in silenzio. Un mattino rimaneva solo una lieve traccia di odore di fritto e vaniglia, e la giostra dei calcinculo che ci faceva compagnia fino a settembre, quando spariva anche lei chiudendo il cerchio e l’estate. Quando salivamo sui calcinculo io ero quella pesante, destinata a stare dietro a menar pedate alla mia amica magra e agile. Sono passati tanti anni, la vita, la dieta, l’accettazio­ne di quella che ero e quella che sono diventata mi hanno reso magra. Mio marito dice troppo, a me non importa. La mia estate ormai dura solo le due, tre settimane di ferie contrattua­li, ma quest’anno voglio trovare un calcinculo, e corromperò mio figlio grande e le sue gambe lunghe a salirci con me. A 53 anni da compiere è arrivato il momento di provare l’ebbrezza di essere quella che vola.

10 giugno 2020

Perché i calcinculo li troveremo anche questa estate. Loro resistono sempre, alle pandemie, alle foto di classe scattate via chat, alla notte prima degli esami che non avrà lacrime e preghiere ma la malinconic­a consapevol­ezza di un ciclo che si chiude mentre tanti cerchi rimangono aperti, al non sapere se a settembre incontrera­i compagni nuovi mentre non sai ancora se sarai riuscito a salutare quelli vecchi. I calcinculo sono lì, volando riesci a mantenere la distanza interperso­nale, guardi le cose da un’altra prospettiv­a, da un punto di vista diverso. Quello che ti fa pensare che settembre arriverà comunque ma, dopo aver passato l’estate volando, i nostri ragazzi e noi saremo in grado di affrontarl­o. alessandra vinattieri

Un anno fa, alla conclusion­e dell’anno scolastico, avevo chiesto ai lettori di condivider­e il ricordo di quel momento magico, quando ci si alza dal banco con la consapevol­ezza esilarante che non torneremo a vederlo per tre mesi abbondanti. Tre mesi abbondanti di pochi compiti e tanti giorni spensierat­i, pieni di giochi e anche di quella noia bella che fa viaggiare con la mente. Alessandra aveva mandato una lettera splendida, che però non aveva trovato spazio su questa pagina. Esattament­e un anno dopo, ha aggiunto una specie di post scriptum: li pubblico entrambi per ricordare, a voi e a me stesso, che forse non tutto «andrà bene», ma timidament­e, piano piano, torneremo a volare. Su quel calcinculo, e nella vita. Buonanotte.

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