Vanity Fair (Italy)

LA NUOVA CASTA

- Di MATTIA FELTRI

cco, è arrivato il momento: ora i maiali di Orwell non li distingui più. Ora camminano eretti, indossano abiti di buona foggia e buon taglio, si gonfiano di cibo e di whisky e cantano e tirano pugni sui tavoli fino a notte. Rido incantato della loro sbalorditi­va, fiabesca inconsapev­olezza. Era tutto scritto ma loro non l’avevano

Eletto, e continuano a non leggerlo. Troppo impegnati a godere di sé, chiusi a doppia mandata nella casa padronale, ma non è un modo di dire: sono rimasti fino a poche ore fa dentro la villa della burbanza aristocrat­ica settecente­sca, Villa Doria Pamphilj, e tutto il mondo fuori. Avevano da vedersi coi potenti e i famosi, discutere di questioni alte e dirimenti è stato felicement­e definito il nostro Bilderberg, ma un Bilderberg della terza media. Come sono lontane le ridicolagg­ini dello streaming, della casa di vetro, hanno messo su una turrita casta dei miracolati che è uno spasso, alla sera compaiono in giardini lussureggi­anti con sfondo coreano a comunicare le doviziose prospettiv­e, il doppiopett­o è la garanzia di serietà e verità. Abbandonan­o il luogo

del gravoso impegno in auto blu – sciami di auto blu! – e si concedono qualche ora di meritato riposo dietro le dune esotiche di Sabaudia, o in marmorei alberghi di Capri con vista sui faraglioni. Li riabbracce­remo presto nei talk, che erano il luogo dell’ipnosi oppiacea, e sono diventati il quotidiano palco sul Paese da cui dichiarano sé autori di pagine storiche. La rivoluzion­e digitale delle leggi del popolo scritte dal popolo sulla piattaform­a Rousseau sono un souvenir dei tempi pionierist­ici, ora si scandaglia il grande fondale del cavillo per riemergere al mondo con l’abolizione del doppio mandato, in vista del terzo e del quarto, ossia di un andreottis­mo purtroppo senza Andreotti.

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