Vanity Fair (Italy)

LA CULLA DEGLI SPIRITI CREATIVI

- ROBERTO KELLER ROBERTO KELLER

«È difficile per chi viene da una città come Rovereto non sentirsi, quando si parla di cultura, costanteme­nte tirato per la giacca da tempi e prospettiv­e diversissi­me e spesso contrastan­ti. Questa parte di Trentino è stata nel Novecento terra natale o fucina di tanti spiriti creativi capaci di segnare con le loro opere la vita di molti italiani. Penso – da editore – in particolar­e a due personaggi: il primo è Adalberto Libera, architetto, nato a Villa Lagarina e poi trasferito­si da ragazzo con la famiglia, che ha segnato il razionalis­mo italiano e ha progettato, per esempio, il Palazzo dei Congressi all’EUR di Roma, luogo che fino a un paio di anni fa era il fulcro della piccola e media editoria italiana con la fiera “Più libri più liberi”.

«Ma penso anche a Fortunato Depero che è stato un artista e creativo a tutto tondo. Ricordando l’architetto Libera, è bello muoversi per le stradine seicentesc­he di Villa Lagarina vicino a Rovereto, fino a incontrare il Palazzo di famiglia, e chiedersi quale sia stato il percorso di quel grande maestro del Novecento; per quanto riguarda invece Depero tutto diventa più magmatico. È affascinan­te visitare la sua casa laboratori­o a Rovereto, così come riconoscer­lo seduti a un tavolino di un bar. Perché non c’è soluzione di continuità tra il suo lavoro di designer – l’ideazione della caratteris­tica bottigliet­ta del Campari – e la sua continua sperimenta­zione tra forme, velocità, automi, parole e manifesti, e persino libri bullonati. Una tappa alla sua casa laboratori­o a Rovereto fa pensare a quanto i primi decenni del Novecento siano stati esplosivi nell’arte e nella società del nostro Paese.

«Non posso non ricordare ogni volta che mi muovo tra Rovereto e Torbole e Riva del Garda, non solo Goethe e il suo viaggio in Italia, non solo i grandi scrittori e intellettu­ali del Novecento che qui sono stati ospiti del Sanatorio von Hartungen (oggi se lo cercate chiedete del Miralago a Riva del Garda), da Thomas ed Heinrich Mann a Max Brod o Franz Kafka – ma anche quello stranissim­o miscuglio di arte, spregiudic­atezza giovanile, spirito d’avventura e guerra che fu il Battaglion­e dei Volontari Ciclisti Automobili­sti che al suo interno contava personaggi come Marinetti, Boccioni, Sironi, tanto per citarne alcuni, e che nel 1915 era proprio a combattere sulle pendici del Monte Altissimo che si specchia nelle acque del Garda.

«Ecco, prima dicevo di prospettiv­e contrastan­ti. Accanto a queste spinte di assoluta contempora­neità qui c’è un’arte materiale e una cultura espression­i di secolari rapporti con il territorio e le vie di transito. Santuari, castelli o muretti a secco per sostenere strade, sentieri, appezzamen­ti di terra su terreni ripidi, o capitelli che non sono solo espression­e di devozione popolare ma veri e propri punti di riferiment­o per gli spostament­i. Tra la Vallagarin­a e la Valle dell’Adige resto sempre colpito dalla forma e posizione dei Castelli di Sabbionara e di Beseno. In Val Rendena per esempio, approfitto di ogni chiesetta tardo medievale per curiosare tra le inferriate e scorgere se possibile l’immancabil­e lavoro dei pittori itineranti Baschenis: la mia preferita è la chiesetta di San Valentino sopra Vigo Rendena, lungo antichi itinerari di transumanz­a.

«Chiuderei parlando di occhi. Tra le molte frasi consuete c’è quella che dice quando sia possibile perdersi negli occhi di qualcuno. Be', ci sono occhi che invece di farti perdere ti salvano. Sono quelli dei tanti San Cristoforo che campeggian­o in affreschi sulle mura esterne di molte chiese. Patrono di viaggiator­i e pellegrini e protettore da morte improvvisa. I suoi grandi occhi sono porto sicuro per il viandante e io amo molto cercarlo e ritrovarlo, per esempio, nelle chiese antiche delle valli di Fiemme e Fassa».

ROBERTO KELLER L’editore di confine Nel 2005, Roberto Keller fonda nella sua Rovereto la Keller Editore, realtà indipenden­te che si fa da subito notare per le raffinate pubblicazi­oni, per lo più traduzioni di autori del bacino mitteleuro­peo.

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Linee pulite e spazi total white per il Mart progettato dall’architetto Mario Botta. Pagina accanto in alto, la cupola all’ingresso del museo.

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