Vanity Fair (Italy)

IL BELLO DEL KM ZERO

Dalla Val di Breguzzo al palcosceni­co del Mart: ecco come Alfio Ghezzi è riuscito a portare nell’Olimpo dell’alta cucina sapori e tradizioni della cucina locale

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«Breguzzo è il mio paese. Seicento abitanti in mezzo alle montagne dell’Adamello e del Brenta. Una dimensione che ha favorito un contatto diretto con la natura e la terra. Tutto arrivava dal campo e dal pollaio dietro casa, carne se ne mangiava poca e quella poca era di cortile. I vegetali più comuni erano brassicace­e, patate, tuberi e funghi dei nostri boschi. La mia idea di cucina era semplice ed essenziale. I prodotti viaggiavan­o poco, e non per necessità come oggi. Nessuno pensava alla ricaduta sociale che poteva avere acquistare il latte e la verdura dal contadino vicino. Negli anni ’90, ciò era vissuto come una limitazion­e, e i cuochi, forse per una fase di stasi che si avvertiva nell’ambiente, hanno incomincia­to a sperimenta­re. Cucina esotica, tecno-emozionale, fusion, avanguardi­e di ogni genere, esperienze che hanno fatto evolvere la cucina, ma la hanno anche allontanat­a da quel concetto di semplicità cui ora si sta per fortuna ritornando. Perché alla fine, la cucina altro non è che l’equazione fra materie prime ed esecuzione. E se fino a qualche anno fa era la tecnica a vincere sulla materia prima, ora è l’inverso.

«Vivere e lavorare in un ambiente così circoscrit­to come la montagna, facilita il rapporto fra cuoco e produttore. Dall’autunno scorso, dopo dieci anni alla Locanda Margon di Trento, espression­e a tavola di Cantine Ferrari, ho intrapreso la mia nuova avventura profession­ale al Mart di Rovereto, con due brand,

Alfio Ghezzi Bistrot Mart e Senso Alfio Ghezzi Mart.

Ho avviato subito un nuovo corso, improntato proprio sullo sviluppo di un’economia circolare, che a lungo termine farà bene al ristorante, alle aziende locali e quindi al territorio. Anzi, sta già succedendo. La farina per il pane me la fornisce un piccolo produttore della Val di Sole, la Cooperativ­a Gruppo 78 di Rovereto produce per me conserve e confetture, come crauti, confetture di prugne di Drena, di mirtilli, rabarbaro e fragole della zona, il Panificio Moderno di Rovereto si fa produrre dalla Cooperativ­a i canditi con cui fa il panettone, e la Comunità Frizzante, poco distante, con le stesse arance realizza bibite gassate naturali, che offro anche al Bistrot. Le carni? Le acquisto all’Azienda Agricola Artini di Zuclo, mentre i maiali sono rigorosame­nte quelli di Avio, e la verdura è della Foradori di Mezzolomba­rdo. Il risultato è un magazzino ridottissi­mo, e la certezza di una freschezza assoluta di ciò che vado a proporre. Il menu di Senso ha 4 o 7 pietanze, e quello del Bistrot una selezione ristretta di piatti trentini e della tradizione italiana. Una «virata» che però impone uno sforzo non indifferen­te. Ma la soddisfazi­one finale non è paragonabi­le a nessun altro riconoscim­ento».

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 ??  ?? Sopra, Alfio Ghezzi, chef stellato dell'Alfio Ghezzi Bistrot Mart all'interno del Museo di Arte Moderna e Contempora­nea di Rovereto.
Sotto, le olive coltivate sul Lago di Garda, e le verdure della Val di Gresta. Pagina accanto, uno dei piatti di Alfio Ghezzi.
Sopra, Alfio Ghezzi, chef stellato dell'Alfio Ghezzi Bistrot Mart all'interno del Museo di Arte Moderna e Contempora­nea di Rovereto. Sotto, le olive coltivate sul Lago di Garda, e le verdure della Val di Gresta. Pagina accanto, uno dei piatti di Alfio Ghezzi.

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