PICCOLI MONDI ANTICHI
Idiomi romanzi e germanici identificano luoghi ancora oggi legati a culture «straniere» ben radicate. Benvenuti nelle terre di Ladini, Mòcheni e Cimbri
Se per un istante state pensando che si parli di «folklore», sappiate che non è così. Le comunità trentine di Ladini, Mòcheni e Cimbri sono il risultato di un lungo processo di integrazione, rispetto e anche valorizzazione che questa regione ha saputo attuare nei confronti di minoranze culturali ricche di storia e tradizioni. Trascorrere una vacanza in Val di Fassa fa capire come a Vigo, Soraga, Pozza, Moena, Mazzin, Canazei e Campitello, al di là dei cartelli che annunciano i Comuni in doppia lingua, sia più facile sentir parlare ladino che italiano, e imbattersi in tutti quei gesti del quotidiano che rivelano un’antica identità ancora molto forte.
A scuola, il ladino dolomitico è la seconda lingua ufficiale, e non è poi così inconsueto incontrare persone con abiti tradizionali, e non solo per dare un tocco di «colore» in caffè e ristoranti locali. A San Giovanni, vicino a Vigo, Vich, nell’antico Tablà de la Pieif, il fienile accanto alla canonica della Pieve di Fassa, ha poi sede l’Istituto culturale ladino, il cui scopo primario è proprio la preservazione di documenti, usi e costumi, punto di riferimento per i valligiani, che senza i Ladini di Veneto e Alto Adige oggi sono circa 7.500, pari all’82% della popolazione, più altri 9.000 nel resto della regione. Da coloni germanici giunti nella Valle del Fèrsina nel XIII secolo derivano invece i Mòcheni, poco più di 2.000 persone divise fra Fierozzo, Frassilongo e Palù del Fersina, o, in lingua «Bersntol», Vlarotz, Garait e Palai en Bersntol. Ad attirare qui i bavaresi furono nel Medioevo i vasti pascoli e i boschi da trasformare in terreni agricoli, ma soprattutto i ricchi giacimenti di argento, ferro e rame, come dimostra la visita alla miniera dell’Erdemolo De Gruab va Hardimbl. Non sorprende quindi che proprio ai Mòcheni, intraprendenti e capaci di adattarsi a tutto, fu concessa allora una sorta di «licenza» internazionale per il commercio ambulante, che permise a questa popolazione di mantenere nei secoli un legame costante con le terre germaniche d’origine. Sempre dalla Bavaria, e sempre nel Duecento, arrivarono anche i Cimbri, insediandosi sull’Altopiano di Folgaria e Lavarone, e poi a
Luserna, unico borgo dove oggi si concentrano la maggior parte dei 900 Cimbri del Trentino.