Vanity Fair (Italy)

LOST IN HISTORY

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Per salire ai Caffi a piedi dalla Provincial­e si passa davanti alla vecchia chiesa di Sant’Ilario, costruita nel XV secolo e sconsacrat­a da tempo immemore. Circondata da una cancellata metallica, non sono mai riuscito a vederla al suo interno. La strada asfaltata fa una curva a sinistra mentre a destra lo sterrato si allarga, e Sant’Ilario può anche passare inosservat­a. Si sale a ogni passo e fin da subito a nord si spalanca un panorama di colline a perdita d’occhio come immobili onde di un mare di smeraldo.

La strada è quasi deserta, una salita di due chilometri che da Cassinasco porta sulla cresta della collina che divide la Valle Belbo dalla Valle Bormida, in una ventina di minuti di marcia comoda si arriva al Santuario e in quei venti minuti è facile non incontrare neppure un’auto.

Nel secolo scorso, l’arrivo nella piazza del Santuario significav­a la gratificaz­ione di un gelato o di una bibita fresca, ora l’accoglienz­a è riservata a due ingredient­i tanto rari quanto assoluti e completame­nte gratis: il silenzio e l’assenza di forme di vita umane. Anni fa, prima ancora che nelle case e nella piazza, ci si imbatteva nel Ristorante dei Caffi, perduto lassù ma sempre affollato e prenotato in anticipo di settimane da stranieri e milanesi. In tempi meno remoti i ristoranti erano addirittur­a due: il più rinomato per i portafogli più capienti e l’altro per veloci spuntini alla portata di tutti. Oggi ai Caffi non c’è più nessuno. A qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi stagione dell’anno, soltanto il vento sembra abitare la piazzetta panoramica e infilarsi tra le persiane chiuse delle quattro case e tra le panchine che corrono lungo il perimetro irregolare della chiesa.

Il Santuario di Nostra Signora delle Grazie e degli Alpini sta lì perché quassù un giorno di fine XVIII secolo si è mostrata nientemeno che la Madonna, con la precisa richiesta di vedere edificata una cappella. I fedeli presero l’abitudine di arrancare fino ai Caffi per pregare e a inizio ’900 costruiron­o la chiesa così com’è oggi: quattro cupole e un campanile, un largo portone d’ingresso, il luogo di centinaia di matrimoni. Ma chissà se si usa ancora sposarsi ai Caffi. Ogni volta che mi è successo di andarci di recente ho sempre e soltanto visto un posto bellissimo abbandonat­o dall’uomo. In ogni momento della giornata di ogni momento dell’anno possiamo essere sicuri che ai Caffi non sta succedendo niente. Possiamo essere sicuri che ai Caffi il sole nascerà e tramonterà ricamando ogni giorno le medesime ombre del giorno prima e di cui nessuno è testimone. Degli anni in cui d’estate esisteva perfino un bar all’aperto con tanto di campo per giocare a bocce non è rimasta traccia, la frazione è stata abbandonat­a, disertata, ha ripreso il suo umile ruolo di punto di passaggio ad alta quota. Spesso ho scarpinato fin quassù per sbollire una delusione, riflettere su una decisione da prendere. Basta meno di mezz’ora per far partire cambiament­i epocali.

Proseguend­o verso ovest e lasciandos­i alle spalle le quattro case del nucleo, si procede in cresta alla collina, sembra di attraversa­re un lungo e strano ponte con curve e dossi, a destra e a sinistra i campi digradano verso le due valli, ognuna con il suo piccolo fiume, il Belbo e la Bormida, e ognuna con il suo microcosmo quasi uguale a se stesso da sempre. La strada scende, risale, si assesta, poi sale, sale e sale ancora un po’, e finalmente si arriva in cima. Le colline si perdono all’orizzonte su tutti e quattro i lati. Da qualche parte – dicono – esiste un mondo di grandi città affollate, con le loro «ore di punta», il loro «lavaggio strade» all’alba, la loro babele di rumori molesti. Non qui. Qui non c’è mai nessuno.

To reach the Caffi on foot from the state highway you pass by the old church of Sant’Ilario, built in the 15th century and deconsecra­ted for ages. I’ve never managed to see its interior, since the way is blocked by an iron gate. The paved road curves to the left, and the dirt road widens to the right, so you might not even notice the church. The path constantly rises, offering an emerald green hilly panorama to the north, as far as the eye can see. In almost total solitude, the ascent from Cassinasco leads to the crest of the hill that divides Valle Belbo from Valle Bormida, after which 20 minutes of easy walking take you to the Sanctuary, often without crossing paths with a single car.

In the last century the arrival at the Sanctuary’s plaza meant the reward of an icecream or a cool beverage, but today the welcome is limited to a pair of rare, absolute ingredient­s, completely free of charge: silence and an absence of human life forms. Years ago, before reaching the houses and the square, you ran into the Ristorante dei Caffi, lost up there yet always packed, reserved weeks in advance by foreign and Milanese guests. Not so long ago there were even two restaurant­s: the famous one for big spenders, and another for quick affordable snacks. Today no one is left at the Caffi. At any time of day, any time of year, only the wind seems to dwell on the panoramic square, probing at the closed shutters of the four houses, blowing through the benches that line the church’s irregular enclosure.

The Sanctuary of Nostra Signora delle Grazie e degli Alpini is there because one fine day towards the end of the 18th century the Madonna herself paid a visit, with the precise request for a chapel to be built there in her honor. The faithful fell into the habit of climbing up to the Caffi to pray, and in the early 1900s they built the church as it is seen today: four domes and a steeple, and a wide entrance making it a popular spot for weddings. Who knows if people still tie the knot up here? On all my recent visits, I’ve seen only a gorgeous spot abandoned by mankind. In any season, you can be certain nothing is going on at the Caffi. You can rely on the sun to rise and set, casting the same shadows day after day, seen by no one. No trace remains of the summers when visitors could enjoy an outdoor café and bocce court.

The place is deserted, merely a point in the lofty landscape. I’ve often made the hike to work off a disappoint­ment, or to meditate on some important decision. It takes less than half an hour to start epochal changes.

 ??  ?? La scena è inconfondi­bile: San Gimignano, (Siena) con le sue 14 torri, è uno dei borghi medievali più famosi della TOSCANA. Unmistakab­le landscape: San Gimignano, (Siena) with its 14 towers, is one of the most famous medieval villages in Tuscany.
La scena è inconfondi­bile: San Gimignano, (Siena) con le sue 14 torri, è uno dei borghi medievali più famosi della TOSCANA. Unmistakab­le landscape: San Gimignano, (Siena) with its 14 towers, is one of the most famous medieval villages in Tuscany.
 ??  ?? Lillaz (Cogne), one of the most idyllic spots in Valle d’Aosta, 10 minutes from the famous waterfalls. La frazione alpina di Lillaz (Cogne) è tra le più idilliache della VALLE D’AOSTA, a 10 minuti a piedi si raggiungon­o le famose cascate a tre salti.
Lillaz (Cogne), one of the most idyllic spots in Valle d’Aosta, 10 minutes from the famous waterfalls. La frazione alpina di Lillaz (Cogne) è tra le più idilliache della VALLE D’AOSTA, a 10 minuti a piedi si raggiungon­o le famose cascate a tre salti.
 ??  ?? A Civitacamp­omarano (Campobasso) il castello angioino è tra i meglio conservati in MOLISE: la prima costruzion­e è di epoca normanna (XII secolo), diventata poi fortezza militare. The 12th-century Angevin Castle at Civitacamp­omarano (Campobasso) is one of the best conserved in Molise.
A Civitacamp­omarano (Campobasso) il castello angioino è tra i meglio conservati in MOLISE: la prima costruzion­e è di epoca normanna (XII secolo), diventata poi fortezza militare. The 12th-century Angevin Castle at Civitacamp­omarano (Campobasso) is one of the best conserved in Molise.

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