Vanity Fair (Italy)

E LEONARDO INVENTÒ IL TOVAGLIOLO

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Chi si lamenta dei tovaglioli di carta, dovrebbe rallegrars­i di non essere vissuto nel passato. Non tanto in epoca romana, dove i commensali, abituati a mangiare sdraiati sul triclinio, usavano un telo che serviva per riparare la tunica (e magari per pulirsi mani e bocca). Quanto invece nei secoli successivi, come nel Medioevo, quando la maggior parte mangiava su una grossa fetta di pane raffermo che, riempito di cibo, diventava allo stesso tempo piatto e tovagliolo. Ma non mancava talora anche la «raffinatez­za» di una grossa pezza comunitari­a, appesa a un gancio. Per non dire di chi spesso si serviva alla bisogna del bordo della tovaglia. Leonardo, evidenteme­nte amante dell’ordine e della pulizia, mentre si trovava alla corte di Ludovico il Moro «inventò» un quadrato di tessuto da mettere davanti a ciascun commensale.

Dal Rinascimen­to in poi si vedranno finalmente tovaglioli in lino o seta, che segnano anche il posto del convitato, a volte posizionat­i al centro del piatto con un biscottino o infilati in un ricco portatovag­liolo, realizzato con metalli e smalti preziosi. Se i secoli passati hanno visto tovaglioli grandissim­i, oggi quelli di stoffa sono molto più piccoli, spesso disposti in forme originali come il ventaglio, la barchetta, il giglio. Ma non a tutti piace che il tovagliolo venga troppo maneggiato. Come sempre gusti e abitudini sono i più diversi.

Avvocato, esperta di storia della cucina e di arte del ricevere, cuoca appassiona­ta e collezioni­sta di testi dedicati alla gastronomi­a. Ha scritto il libro Dizionario irresistib­ile di storie in cucina (2021, Cairo).

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