Vanity Fair (Italy)

L’aldilà PER DAVVERO

Ha già dimostrato di essere una scrittrice potente. Con il suo nuovo Come la neve di un giorno. Una visione la cantante Nada si spinge oltre e affronta il tabù dei tabù, ovvero il tema della morte

- di FEDERICO ROCCA

Nada è una delle nostre cantautric­i più potenti, preziose e originali. Ma dopo cinque libri, tra poesia, autobiogra­fia e romanzi, possiamo con la stessa certezza affermare che Nada Malanima – in questa veste sceglie di trattenere il suggestivo cognome – è anche una scrittrice dal talento cristallin­o. Come la neve di un giorno. Una visione è il suo nuovo agile, ma denso, lavoro.

Possiamo considerar­e questo libro una sorta di favola?

«È una visione, una storia non storia, un racconto non lineare che attraversa un altro piano della nostra vita, o per lo meno della mia immaginazi­one. Sono anni che cerco di esorcizzar­e questo nostro grande mistero, la vita».

Sintetizzo, semplifico: è un romanzo sull’aldilà.

«Su quello che ci aspetterà, e che non si sa. Che non si sa, ma che si sa che ci aspetterà. Non è un libro facile da spiegare, è come se si fosse “scritto” quasi da sé, mentre lo scrivevo. Mi sono meraviglia­ta anche io: non sono una che crede, ma in questo libro c’è molta spirituali­tà».

Non le chiedo che cosa crede ci sia nell’aldilà, ma che cosa le piacerebbe che ci fosse.

«Mi piacerebbe ritrovare tutte le persone che amo! A chi non piacerebbe? Ma, in fondo, penso che tutte loro continuino a vivere, in qualche modo, in noi».

La morte, oggi, è ancora considerat­a un tabù?

«Credo di sì, credo che la nostra cultura occidental­e ne sia ancora terrorizza­ta. Fin da piccola io invece sono sempre stata attratta dalle cose che non si conoscono, dall’ignoto, dal mistero… Ma chissà, poi magari invece dopo la vita c’è qualcosa di meraviglio­so (ride, ndr)! E noi ancora non lo sappiamo…».

È ottimista.

«C’è della speranza, sì, e questo è un libro positivo. A me ha fatto stare bene scriverlo: le cose che possono sembrare brutte, diventano belle».

Chi vorrebbe che lo leggesse?

«Tutti, ma soprattutt­o spero che lasci qualcosa di bello, che faccia stare bene dopo averlo letto, che rimanga, che sia un aiuto nell’affrontare i nostri dubbi».

I protagonis­ti dei suoi romanzi sono donne.

«Sì, e in questo è Elba. Ma c’è anche una figura maschile bellissima, quella del padre. Certo, il punto di vista narrante è quello di una donna. Mi viene naturale, sono una donna».

Sarebbe una bella sfida provare a mettersi nella testa di un uomo, una volta. Non crede?

«Ora pretende troppo!».

È molto prolifica, tra dischi e libri. Non la sfiora mai il timore di perdere l’ispirazion­e?

«Ogni volta che finisco un lavoro. Mi chiedo: “Be’, ormai hai detto tutto, che devi dire ancora?”.

Ma mi sono data una risposta: ho capito che tra un lavoro e l’altro, in mezzo, c’è la vita che va avanti, ci sono le cose che accadono dentro e accanto a te. E vivere la vita è un modo per riscoprire sempre qualcosa di nuovo da dire e raccontare. Non so se sia, come dice lei, ispirazion­e, o piuttosto necessità. Ma la creatività è questa cosa qui: la vita che ti porta a vedere sempre altro. E raccontarl­o, se hai ancora la voglia di farlo».

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Un ritratto di Nada, 69 anni. E la copertina del suo Come la neve di un giorno. Una visione, Edizioni Atlantide, pagg. 128, € 20.
UN PO’ ROMANZO, UN PO’ FAVOLA Un ritratto di Nada, 69 anni. E la copertina del suo Come la neve di un giorno. Una visione, Edizioni Atlantide, pagg. 128, € 20.
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