STREAMING O NON STREAMING? QUESTO (NON) È IL DILEMMA
Nel 2003 avevo undici anni e in casa vigeva una regola, dettata dalla diffidenza dei miei genitori verso le nuove tecnologie. Per tre giorni alla settimana non potevo accendere né la tv né il Game Boy, soprannominato da mia madre «l’aggeggio infernale».
Fellini già criticava la tv negli anni ’80, accusandola di ridurre i film a semplici cartoline col solo scopo di mandare la pubblicità, e definendo il telecomando un «plotone di esecuzione» che avrebbe reso gli spettatori distratti. Chissà cosa direbbe oggi, cercando il posto sul Frecciarossa e vedendo le persone guardare i film sullo smartphone. Una profezia, la sua. Altro che aggeggi infernali.
Anni dopo un giornalista ha chiesto a Quentin Tarantino se la crisi delle multisale fosse dovuta al pubblico che guardava i film a casa. Lui si è morso la lingua per poi ammettere di aver visto gran parte dei film che lo hanno formato alla tv, all’una di notte e con le infinite interruzioni pubblicitarie. Fellini si sarebbe arrabbiato, ma avrebbe accusato il collega di aver visto quei film distrattamente?
Oggi la tv di cui parlava Tarantino si è trasformata nello streaming e il nostro dito è diventato il telecomando. Di recente lo stesso Quentin ha detto che alcuni film prodotti da Netflix è come se non esistessero nello «spirito collettivo» poiché spariscono in fretta dalle nostre menti. Sono certo che tra vent’anni ci saranno giovani registi che dichiareranno di essersi formati proprio sulle piattaforme, ma i film che faranno ci emozioneranno lo stesso e forse capiremo che il cinema non morirà mai. Spesso mi domando se conviene demonizzare le novità. Certo è che non sempre ciò che vien dopo è progresso (lo diceva Manzoni) e io soffro a pensare che ai miei figli non riuscirò a vietare tre giorni alla settimana l’accesso agli strumenti della tecnologia che verrà, perché saranno troppi. Ma penso anche che il cambiamento, se non viene affrontato di petto, diventa una crisi profonda e aggressiva che ci riporta indietro. Rendendo la Storia un cane che si morde la coda. Non mi resta che accettare che i miei figli saranno come Tarantino con la tv, il presente, mentre io sarò come Fellini per la sala, il passato. E il futuro? Di certo qualche nuovo aggeggio infernale. Ma tocca aspettare altri vent’anni.
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«Sono certo che tra vent’anni ci saranno giovani registi che dichiareranno di essersi formati proprio sulle piattaforme, ma i film che faranno ci emozioneranno lo stesso e forse capiremo che il cinema non morirà mai»