SIAMO CIVILI, DISOBBEDIAMO
La nuova strategia di chi vuole negare le libertà civili è il sabotaggio. Per questo, chi invece vuole difenderle non può limitarsi a parlare di leggi. Per esempio: perché mettersi contro la maggioranza degli italiani che chiede buone regole per essere liberi fino alla fine della vita? Molto più comodo, dietro a slogan tipo «noi siamo per la vita», spostare lo scontro sull’applicazione pratica.
Con le nostre disobbedienze civili l’associazione Luca Coscioni ha ottenuto buone regole, ancora insufficienti, ma migliori di altri Paesi. Il coraggio di DJ Fabo ha scosso il legislatore. Il Parlamento durante il mio processo approvò il testamento biologico. La Corte Costituzionale ha decriminalizzato l’aiuto alla morte volontaria. Questi risultati sarebbero sufficienti per molti pazienti che vogliono essere aiutati a morire senza soffrire. Sulla carta è già così. La realtà è un’altra. La legge sul testamento biologico prevedeva l’obbligo di una campagna d’informazione, ma nulla è stato fatto, e il numero di italiani che hanno attivato questo diritto è irrisorio. La decriminalizzazione dell’aiuto al suicidio è invece stata attivamente boicottata dalle Regioni, tanto che in quattro anni sono solo in due ad aver avuto accesso alla tecnica: Federico, nelle Marche, e «Anna» in Veneto, dove per la prima volta è stato il servizio sanitario a fornire legalmente il farmaco. A fronte di diritti esistenti, che nemmeno un governo di destra esplicitamente ostile ha osato finora rivedere, quasi nessuno ne ha usufruito, mancando la conoscenza stessa di quei diritti. Qualcosa di simile accade sull’aborto. Persino questo governo ha garantito che la legge non sarà cambiata, malgrado il vento proibizionista dagli Usa. Sarebbe troppo impopolare riaprire gli scontri degli anni ’70, con una maggioranza sociale schiacciante che non è disposta a fare passi indietro. Ecco che resta la carta della disapplicazione strisciante, attraverso gli «impositori di coscienza» (gli obiettori a carriera agevolata a spese delle donne) e gli ostacoli burocratici.
Tattiche simili di boicottaggio sono praticate anche su altri temi, come la fecondazione assistita o la cannabis terapeutica. Ma oltre ai singoli temi, è importante considerare il quadro completo e gli effetti prodotti dal sabotaggio. La prima conseguenza è una discriminazione di classe. Quando lo scontro si sposta sul piano dell’applicazione pratica, chi ha i mezzi economici è attrezzato per difendersi. Gli ultimi – migranti, indigenti – restano incastrati nell’ingranaggio. La seconda conseguenza è che l’azione per promuovere i diritti civili si deve spostare: non bastano le regole, bisogna battersi per la loro applicazione, anche attraverso un utilizzo civico delle tecnologie digitali. Se l’intelligenza artificiale fosse messa al servizio del cittadino più debole per far conoscere i propri diritti e le modalità per farli rispettare, la strategia del sabotaggio avrebbe meno facilità nel comprimere le libertà individuali.
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