NELLA SESSUALITÀ, IL CONSENSO NON È MAI DEFINITIVO
Acosa si consente quando si acconsente a una relazione sessuale? «Avete presente il cubo di Rubik?», dice a un certo punto Anna, la voce narrante del mio nuovo romanzo, Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa (Rizzoli, 2023), parlando del termine «consenso». «Bianco, giallo, rosso, verde, blu e arancione, ogni faccia che ruota in modo indipendente, il rompicapo perfetto. Come il cubo del consenso, che è un atto linguistico e performativo, ma che talvolta è tacito, altre volte esprime il sì della ragione, che talvolta è contraddetto dal no del corpo, a tratti ne segue i gesti, a tratti cela l’incertezza del volere».
Quando si parla di sessualità, d’altronde, siamo molto lontani dall’ormai celebre consenso informato che diamo (o neghiamo) a un medico affinché ci operi, ci vaccini o ci somministri un trattamento. Quando accettiamo (o rifiutiamo) una cura, lo facciamo sulla base di informazioni oggettive fornite dal personale medico, che ci danno la possibilità di decidere in maniera autonoma: compiliamo un modulo e ci assumiamo la responsabilità delle nostre scelte.
Quando invece si parla di sesso, il consenso non può essere né formalizzato né definitivo. Ci si affida a un’altra persona senza sapere come si comporterà, talvolta spacciando per amore un semplice capriccio. Ci si mette a nudo senza alcuna garanzia. Ogni volta che c’è di mezzo la sessualità, c’è il desiderio che è opaco, c’è la voglia che può venir meno, c’è l’emozione che ci tradisce, c’è persino l’incertezza – chi l’ha detto che si è sempre in grado di sapere veramente ciò che si desidera o si vuole? Un «sì» enunciato chiaramente può non essere definitivo –, deve poterci essere sempre la possibilità di cambiare idea e di fermarsi, senza che qualcuno ci ritorca contro: ma come? Che ti prende? Prima ci stai e poi ti tiri indietro?
«Semplifichiamo: accettare significa aderire», dice sempre Anna. «Ma se invece di accettare io permetto, di che sorta di adesione si tratta? Aderisco oppure sopporto? E, se sopporto, acconsento oppure cedo? E, se cedo, che tipo di consenso è mai questo?». Semplicemente, in ambito sessuale non si tratta solo di dire «sì» o «no», anzi, si tratta soprattutto di poter (e voler) acconsentire, senza fermarsi al comodo involucro di una parola pronunciata in un preciso istante, che talvolta si padroneggia ma che, altre volte, può anche esserci strappata – come quando un uomo violento dichiara che lei era d’accordo, e vai poi a provare che è un bugiardo! Senza corpo, in fondo, non c’è consenso. E il corpo non dimentica, costringendoci, se il «sì» gli viene estorto, a tornare (presto o tardi) sul luogo del delitto.
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