Vanity Fair (Italy)

LE PROMESSE DA MANTENERE

- di GIULIA INNOCENZI

In questi anni è aumentata la consapevol­ezza che dobbiamo agire con urgenza per contrastar­e il cambiament­o climatico. D’altra parte, però, sono aumentate le promesse non mantenute da parte dei governi sulla riduzione dei gas climaltera­nti. Anzi, le industrie che inquinano continuano a ricevere sussidi pubblici superiori a quelli che destiniamo alla produzione verde, e quindi la conversion­e verso un’economia davvero sostenibil­e per ora è un miraggio.

Cosa succederà se continuere­mo ad andare avanti con promesse disattese? I governi, Italia compresa, sono ormai fuori tempo massimo per rispettare gli impegni presi di riduzione dei gas serra per evitare un aumento della temperatur­a di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustr­iali. Significa che stiamo andando incontro a un aumento di 2, 3, c’è chi dice fino a 4 gradi della temperatur­a terrestre, che farà sì che siccità, inondazion­i e uragani entreranno a far parte del nostro quotidiano. E altrettant­o preoccupan­te è che questa inerzia da parte dei governi potrebbe spingere a risposte sempre più estreme da parte della società civile. L’attenzione è ora concentrat­a sui ragazzi di Ultima Generazion­e, che con coraggio bloccano le strade e imbrattano le opere d’arte per costringer­e i potenti e la società civile ad agire. Queste manifestaz­ioni però, ce lo dicono i dati, non stanno funzionand­o, nel senso che i governi non hanno messo in atto le misure per ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, come dice l’accordo di Parigi. È plausibile pensare che possa esserci un’escalation dei movimenti per il clima e che la direzione possa essere quella della violenza?

Sta facendo molto discutere il libro di Andreas Malm, professore e attivista svedese, dal titolo autoesplic­ativo Come far saltare un oleodotto. A partire anche dalla sua esperienza personale, Malm sostiene che la nonviolenz­a che ha guidato i movimenti ambientali­sti fino a oggi rappresent­a il maggiore ostacolo per il raggiungim­ento degli obiettivi, e che bisognereb­be passare a un altro tipo di azione. Quale? Il sabotaggio, come mezzo di legittima difesa dalle attività altamente inquinanti. Gli obiettivi diventano quindi gli oleodotti, da cui trae il titolo del libro e del film a esso ispirato, uscito negli Usa nell’aprile di quest’anno, ma anche i veicoli Suv. Sempre più diffusi – si stima che quasi metà delle auto vendute lo scorso anno fossero un Suv – consumano il 20% in più di carburante di un normale veicolo. È per questo che anche da noi negli scorsi mesi hanno colpito gli attivisti di Tyre Extinguish­ers. A fine luglio a Torino una settantina di proprietar­i di Suv si sono ritrovati le ruote sgonfiate e un cartello sul tergicrist­alli: «Vogliamo che possedere auto come questa diventi sconvenien­te, come la loro diffusione è sconvenien­te per tutti».

Su questo e altri episodi stanno indagando le forze dell’ordine, ma nel frattempo dovremmo anche indagare per capire come invertire la rotta e costringer­e i governi, la finanza e i grandi gruppi industrial­i a investire sul nostro futuro e quello della Terra.

➡ TEMPO DI LETTURA: 3 MINUTI

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy