UN PO’ MENO DI TUTTO
Qualche tempo fa ho visto un documentario sulle cosiddette Zone Blu, cioè quelle aree del pianeta in cui si verifica una singolare concentrazione di ultracentenari, e in generale dove l’aspettativa di vita è nettamente più alta. L’antropologo che ha visitato questi luoghi ha cercato di rintracciare le cause, intervistando gli abitanti e osservando le loro «regole» di benessere, fino a trarre una sorta di decalogo da rispettare se vogliamo arrivare a cento anni. Io no, per carità di dio, ma evidentemente qualcuno sì.
In Giappone, in particolare nelle isole Okinawa, dell’arcipelago delle Ryu¯ kyu¯ tra l’oceano Pacifico e il Mar Cinese Orientale, l’elemento più determinante sembra essere l’alimentazione, fatta di pochissimi derivati del latte, poca carne, pesce crudo, verdure e patate dolci. Ma ancora di più, ad aiutare, è il metodo Hara Hachi Bu, che consiste nel mangiare fino all’80% di quanto vorremmo. I giapponesi di Okinawa si alzano da tavola sempre un po’ affamati, e così facendo controllano le calorie e si allenano a una nutrizione più equilibrata. Mi è sembrato un concetto così intelligente che ho immaginato di applicarlo a qualunque ambito: la gestione dei soldi, dello spazio in casa, e perché no l’amore. Io che finisco tutto quello che ho nel piatto e pulisco anche gli avanzi degli amici, io che mangio per appetito e mai per fame, per voglia sempre e mai per necessità, saprei lasciare quello spazio vuoto di possibilità nelle relazioni? Amarsi all’80% del proprio bisogno, per non strozzarsi, per imparare ad assaporare, abituarsi a una piccola mancanza, gestire il limite della propria soddisfazione invece di buttarsi in un amore come all’apertura di un buffet? È forse questo il segreto per un rapporto che duri tutta una lunga vita?
Da tre anni rispondo alla posta del cuore di Vanity Fair, e come l’antropologo di cui sopra, posso tracciare anche io un identikit dei nostri amori. Statisticamente, dai vostri racconti, non esiste misura. Vogliamo un amore enorme, troppo, sempre, vogliamo un «all you can eat sentimentale» e chi se ne frega dell’indigestione, preferiamo un amore da mal di pancia a quello che ci faccia arrivare alla vecchiaia in santa pace. E nonostante le paure, le incertezze e le delusioni, la voracità non si placa, quindi mangiamo tutto quello che capita, infilando la nostra fame da lupi in ogni boccone, anche quelli che ci sembra non sazino mai, che non abbiano un buon sapore. Ingoiamo tradimenti e mastichiamo rancori, mangiamo di nascosto, perché noi in amore abbiamo paura di morire di fame, mica di morire giovani, ma così facendo sapremo dirci mai davvero sazi, davvero sani? Non ho una risposta giusta per tutti, ma voglio fidarmi della saggezza di Okinawa: imparare a rallentare e non consumare tutto e subito, e pensare che sì, il nostro cuore se lo merita un pasto tranquillo, che ci faccia godere del qui e ora, e non ci faccia stare male domani. Che l’amore forse è questa cura qui, e allora sì che la vorrei fino a cent’anni.
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