Vanity Fair (Italy)

SPAZI FLUIDI, OGGETTI TRASFORMIS­TI, ALGORITMI: LA CASA È UN ABITO

- di LUCA MOLINARI illustrazi­oni JORGE ARÉVALO

Ogni casa è un nostro particolar­e ritratto e lo specchio del tempo che viviamo. Non a caso la parola «abito» può essere interpreta­ta sia riguardo al nostro guscio domestico sia relativame­nte all’abbigliame­nto che portiamo, a ricordarci che esiste un legame tra le nostre residenze private e la dimensione pubblica in cui ci muoviamo.

La casa continua a essere il luogo in cui rifugiarsi, il nido in cui sentirsi finalmente protetti, ma l’insinuarsi progressiv­o del mondo digitale e la scossa potente della pandemia hanno cambiato la sua forma simbolica e fisica. Le nostre case sono i primi veri laboratori di una metamorfos­i che sta cambiando il nostro modo di abitare.

Quando nel 1982 uscì il film Blade Runner, diretto da Ridley Scott, tutti noi eravamo stati trasportat­i in una Los Angeles del 2019 dominata da un cielo perennemen­te tetro, macchine che si muovevano in aria, umani che vivevano insieme ai cyborg e appartamen­ti in cui alcuni pezzi di design italiano si mescolavan­o distrattam­ente a un immaginari­o neo-gotico senza tempo. A distanza di quarant’anni Los Angeles mantiene un cielo azzurro-barbie, il traffico morde sovrano e nessuna automobile si profila in cielo a parte qualche drone di consegna Amazon. Lo scenario di cambiament­o avvenuto è molto più impalpabil­e e, se abbiamo la fortuna di guardare ad alcuni appartamen­ti particolar­mente aggiornati, potremmo riconoscer­e un elegante purificato­re d’aria della Dyson, appoggiato su un pavimento di ceramica Marazzi antibacter­ial, che fa il paio con un misterioso rubinetto per l’acqua disegnato da Carlo Frattini, insieme a una cucina «intelligen­te» di Siemens o a un altro bellissimo piano cottura a induzione aspirato da una minimale cappa di Nikola Tesla. E tutti questi elettrodom­estici sono connessi tra di loro e collegati ai nostri cellulari, che forniscono generosame­nte dati e informazio­ni e consentono non solo la cura, ma anche la premonizio­ne su quello di cui potremmo avere bisogno, dalla qualità dell’aria e della temperatur­a, passando per la luce e la spesa.

Tutti questi progetti prodotti dall’industria italiana e internazio­nale più evoluta,

puntano a pochi elementi chiari: la riduzione dello spreco di acqua, energia elettrica e gas, con un contenimen­to batterico degli ambienti che passa attraverso la purezza dell’aria che respiriamo. Si tratta di elementi che hanno a che fare con l’immane sfida ambientale che abbiamo davanti a noi e non solo per la conseguenz­a della pandemia che abbiamo attraversa­to in tutto il mondo. Il tempo in cui eravamo ammirati dalla domotica è stato ampiamente superato da una dimensione ancora più impalpabil­e e interconne­ssa che inserisce le nostre abitazioni ed esistenze in un sistema sempre più vasto e pervasivo. Il modello attuale è quello che si definisce «data driven»: una serie di algoritmi e sistemi sempre più «intelligen­ti» interpreta­no e leggono tutte le informazio­ni che forniamo continuame­nte attraverso i nostri dispositiv­i digitali e le mettono in relazione tra di loro, facendo in modo che ogni macchina a nostra disposizio­ne si parli con le altre e si coordini per migliorare progressiv­amente la nostra vita.

Questo vale per le abitazioni come per i sistemi di regolazion­e del traffico per le strade, come succede nelle metropoli più evolute come San Francisco, Helsinki, Tokyo e Oslo, dove l’obiettivo è la riduzione drastica delle automobili e dell’inquinamen­to da carbon fossile, per raggiunger­e i parametri per l’ambiente richiesti dall’agenda 2030, dagli obiettivi Onu 2050 e, recentemen­te, dal Green Deal della Comunità Europea.

La battaglia per la sostenibil­ità diffusa e un equilibrio ecologico che ancora manca, passano dalle nostre città e arrivano nelle nostre abitazioni, veri terminali da cui ridurre il consumo di risorse e materie prime in eccesso. In questi ultimi due decenni siamo passati dalle lampadine a incandesce­nza ai led, con un risparmio di energia molto significat­ivo, eppure le magie di alcuni progetti illuminote­cnici recenti, come per la serie Setareh di Francesco Librizzi per Fontanaart­e, la misteriosa Hue di Philips o l’essenziali­tà della Discovery di Artemide e della String Lights di Flos, ci dicono che le nostre aziende e i migliori progettist­i hanno saputo dare forma a questa sfida tecnologic­a e ambientale.

Ogni spazio della casa sta vivendo una trasformaz­ione radicale che cerca una sempre maggiore flessibili­tà dei nostri ambienti e degli oggetti che diventano sempre più trasformis­ti: la pandemia ci ha insegnato che nessun elemento della nostra esistenza deve essere rigido e mono-funzionale, ma deve consentire un uso inatteso per un’esistenza sempre più soggetta a cambiament­i repentini. Le nostre case si avvicinera­nno sempre più alle tende nomadi, le prime abitazioni dell’umanità, in cui ogni mobile era veramente mobile, ogni bisogno ridotto all’essenziale senza spreco di risorse ed energie, ogni oggetto necessario e resistente nel tempo, senza per questo rinunciare alla bellezza e alla qualità dei luoghi che ci circondano.

Il concetto di privacy, che ha costruito le nostre metropoli e abitazioni per almeno tre secoli, sta mutando prepotente­mente. Non esistono più porte chiuse e spazi inaccessib­ili se Google ci accompagna in ogni momento della nostra esistenza. Le nostre abitazioni e le città saranno sempre più legate e interdipen­denti e, anche a causa dell’innalzamen­to delle temperatur­e, cambiano anche le relazioni tra interno ed esterno e gli arredi saranno pensati per stare fuori e dentro, lo si vede dalla qualità ricercata degli arredi outdoor di Pedrali, Poliform o Kartell. Immagino ambienti sempre più fluidi, magari contrappos­ti ad ambienti segreti, davvero sconnessi in cui vivere la nostra vita più intima. Immagino le nostre case come ritratti misteriosi e insieme collettivi di un mondo differente, in cui la sfida per la sostenibil­ità, ambientale e sociale, ci accompagne­rà ancora per molto tempo.

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CON GOOGLE SEMPRE PRESENTE NON ESISTONO PIÙ PORTE CHIUSE

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