Vanity Fair (Italy)

Bevi qualcosa a BANGKOK?

- DI VALERIA PALERMI

Serata perfetta: un Negroni all’hotel Oriental, poi gamberi al tamarindo all’aperto nel semplice, buonissimo Chim Chum. Dove siamo? A Bangkok, la città a cui dedichiamo le pagine che seguono. Per molti un divertente stopover prima di partire verso le mille isole o il fascinoso Nord di Chiang Mai, ma Bangkok è molto di più. E adora mangiare. Ogni sapore, a qualunque ora, ovunque. L’offerta va dal chiosco al fine dining stellato (un posto che li unisce? Jay Fai, street food con stella Michelin per le sue omelette al granchio, tel. +66 22239384). Il successo del momento è il film Hunger, del regista Sitisiri Mongkolsir­i, metafora degli appetiti illeciti della classe dominante e della fame di giustizia di parte della società thai. Risultato di tanta passione, molte persone decisament­e sovrappeso, ma c’entra anche la predilezio­ne per il dolce: lo zucchero è ovunque. Un’amica thai con cui pranzo vuole assolutame­nte che prima provi un beverone ghiacciato: un tè al gelsomino (quello della foto, invece, è un drink, non qualunque: si serve da Tropic City, tra i primi 20 migliori bar del mondo nella lista Asia’s 50 Best), di cui posso scegliere il livello di dolcezza. Opto per il più ridotto. «Ma così non sa di niente!», disapprova. Qui il dolce si infiltra perfino nella beef noodle soup che gustiamo. La mia amica Pah sceglie il taglio della carne, prende un tipo di noodle per me e un altro per lei, spiega cosa posso aggiungerc­i: salsa di ostriche, salsa di pesce piccante, un’altra salsa piccante scarlatta. E cos’è questo, chiedo? Zucchero, sorride, giù due cucchiai nella zuppa. Ci sbalordiam­o a vicenda: io lo evito, lei si indigna: «Come può non piacerti lo zucchero?».

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