Vanity Fair (Italy)

MARINA ABRAMOVIC e la sfida di imponderab­ili emozioni

- di FRANCESCO BONAMI

Nell’estate del 1977 alla Galleria Comunale di Bologna c’era in mostra un’opera d’arte molto particolar­e: all’interno della cornice di una porta stavano in piedi due persone, l’artista Marina Abramovic, oggi famosissim­a, e il suo partner artistico e sentimenta­le, Ulay. I due erano nudi, e se una persona voleva andare nella stanza successiva doveva passare attraverso l’angusto spazio tra i due corpi, costretto a scegliere se guardare la donna e dare le spalle all’uomo o viceversa. Il titolo dell’opera era Imponderab­ilia, ossia imprevedib­ile: non si poteva sapere che sensazione avrebbe suscitato strusciars­i contro un corpo nudo. Dopo un paio di giorni i carabinier­i obbligaron­o la rimozione dell’opera perché oscena, eppure è diventata una delle pietre miliari della Performanc­e Art di cui Abramovic è la divinità assoluta. Ora Imponderab­ilia è installata a Londra (Royal Academy, fino al 1/1) per una retrospett­iva dell’artista. Non crea più scandalo, ma imbarazzo sì. Non solo: in un’epoca di #Meyou We Too non si può obbligare nessuno a infilarsi fra due persone nude, e quindi il museo ha aperto un’altra porta che consente di evitare l’opera, un compromess­o che rovina un po’ tutto, come se davanti alla Venere di Botticelli ci fosse una staccionat­a che fa vedere solo la testa e copre le nudità. Sempre meglio di quando Imponderab­ilia fu presentata al MOMA di New York: lo spazio tra i due performer era tale da consentire a una carrozzell­a di passare con il rischio che una delle ruote evirasse il maschio. Ora viene da dire: in epoca di Lgbtqi+ e fluidità perché usare solo una femmina e un maschio, giovani, e non mischiare le carte con gente di tutti i tipi, che so, un trans finlandese di 70 anni e un uomo differente­mente alto della Nuova Guinea?

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy