Vanity Fair (Italy)

Storia sentimenta­le di Sergio Staino

- di DARIA BIGNARDI

Sergio Staino era Bobo, con le sue illusioni, le sue frustrazio­ni e le sue piccole soddisfazi­oni quotidiane, ma «più bruttino: grasso, barbuto, pelato e con un naso grosso pieno di brufoli». Staino in realtà era bello e affascinan­te e con un carattere più fumantino del suo fumetto. Se volete conoscerlo davvero leggete Storia sentimenta­le del P.C.I. (anche i comunisti avevano un cuore) (Piemme, 2021) che, dietro al titolo saggistico, nasconde la sua autobiogra­fia di bambino che a tre anni disegnava «sul retro delle buste delle poche lettere che arrivavano o ancor meglio sulla carta gialla degli alimenti». Alle elementari era il più bravo della classe, ma così miope che «correndo nell’orto schiacciai un pulcino. Giuravo e spergiurav­o che non lo avevo visto ma nessuno mi credeva». In prima media venne rimandato in disegno – nonostante disegnasse già per tutta la classe – perché, come disse alla mamma l’odioso professore di Lettere: «Signora, come può pensare che un figlio di contadini faccia la Giosuè Carducci?», la scuola bene di Firenze. Così fumantino e passionale che «quando penso a quel professore mi piacerebbe non essere ateo per pensarlo nelle fiamme dell’inferno». Umberto Eco scrisse che se gli alieni un giorno avessero voluto capire qualcosa sulla storia della sinistra italiana avrebbero dovuto leggere le vignette di Bobo: a noi alieni contempora­nei, il suo ultimo libro racconta non solo la sua storia ma anche quella di un mondo che tiene dentro Togliatti e Berlinguer, Brecht e Che Guevara, l’unione Sovietica e la Cina, il crollo del Muro di Berlino e la fine del mondo comunista. «Il fumetto di Bobo mi ha cambiato fin dall’inizio. Disegnando­lo e disegnando­mi credo di essermi fatto una profonda autoanalis­i. E andare in analisi senza pagare il costo dello psicoanali­sta ma al contrario ricevendo soldi per le vignette che facevo mi ha fatto molto ma molto bene», scriveva Staino, che a volte esultava e altre si stizziva come un bambino, o si ficcava in imprese impossibil­i dalle quali usciva sempre integro, come il personaggi­o di un fumetto, che non invecchia e non muore mai.

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La vignetta (tratta dal romanzo a fumetti Alla ricerca della pecora Fassina, ed. Giunti) è del 2016 ma pare disegnata ora. È proprio questa la grandezza di Sergio Staino: creare battute che non invecchian­o.
SEMBRA IERI La vignetta (tratta dal romanzo a fumetti Alla ricerca della pecora Fassina, ed. Giunti) è del 2016 ma pare disegnata ora. È proprio questa la grandezza di Sergio Staino: creare battute che non invecchian­o.
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