Vanity Fair (Italy)

Unire seggi e idee per dare

UN RUOLO ALL’EUROPA

- di FRANCESCA DE BENEDETTI FRANCESCA DE BENEDETTI, nella redazione di Domani scrive di Europa ed Esteri, e lavora alla newsletter paneuropea European Focus.

Quindi a cosa credere? Possiamo entusiasma­rci per il cambiament­o in Polonia? O disperarci perché di fronte all’ennesimo conflitto i leader Ue sono apparsi sbandati? L’europa è più forte di prima, o più friabile? La domanda ci assillerà da qui alle europee di giugno. Non possiamo leggere il futuro, ma guardare le carte sì.

Le elezioni spagnole e polacche erano i due grandi test prima di giugno. E ci dicono anzitutto che le società europee hanno ancora capacità di resistenza alle destre estreme. Né Vox in Spagna, né Konfederac­ja in Polonia hanno sfondato alle urne; tutt’altro.

Pur di restare al potere, i popolari spagnoli (Pp) e gli ultraconse­rvatori polacchi (Pis) erano pronti a scendere a patti con loro tagliando il cordone sanitario. Ma sono stati gli elettori a ricucirlo. I neofascist­i polacchi hanno preso una batosta, «il peggior fallimento» come ha detto il loro leader Sławomir Mentzen; e i «patrioti» spagnoli alleati di Meloni pure. Questo per dire che per l’europa gli europei ci sono. Quel 74 per cento di affluenza alle urne in Polonia, e il voto europeista di donne e giovani, attestano l’aspirazion­e al cambiament­o. Come mi ha detto la leader femminista Marta Lempart, incontrata nel quartier generale di Strajk Kobiet («sciopero delle donne») a Varsavia: «In piazza abbiamo generato un cambiament­o sociale, ma ora è il momento di innescarne uno politico». I risultati spagnoli e polacchi ci dicono che le destre restano primo partito: vale per i popolari e per il Pis. Ma che tutte le altre forze sociali, messe insieme, sono in grado di comporre una maggioranz­a alternativ­a.

Pedro Sánchez ha più margini per governare, e Donald Tusk, tenendo insieme sinistra e terzo polo, vince. Dove le destre polarizzan­o e dividono, l’alternativ­a è unire. I test spagnolo e polacco rivelano la forza dell’abbraccio: di partiti, di seggi, di istanze ed energie sociali. Tusk si prepara a riscattare i fondi europei bloccati, a ripristina­re lo stato di diritto in Polonia e a cambiare gli equilibri in Ue. L’unione fa la forza, peccato che i leader Ue siano i primi a ignorarlo. Quando la crisi in Medio Oriente è deflagrata, Ursula von der Leyen ha agito per conto suo frantumand­o i fragili equilibri democratic­i dell’ue. Questi equilibri sono incarnati dall’alto rappresent­ante

Josep Borrell, che parla a nome dei governi ma è anche vicepresid­ente della Commission­e, e che da subito ha unito la solidariet­à a Israele alla richiesta di rispettare il diritto internazio­nale. Borrell ha provato a ritagliare per l’ue un ruolo di risolutric­e del conflitto. E stava a lui, e ai governi europei, farlo. Ma intanto la presidente della Commission­e Ue, von der Leyen, stava già piazzando bandiere, stringeva le mani a Netanyahu in Israele e schierava l’ue su un fronte; né stigmatizz­ava il commissari­o ungherese per aver annunciato il taglio di fondi ai palestines­i, scatenando bufere. A poco sono valse le reprimende dei governi e le proteste interne dei funzionari: von der Leyen balla da sola. Peccato che i suoi movimenti scomposti abbiano effetti su tutti noi.

 ?? ?? La presidente della Commission­e Europea Ursula von der Leyen e il vice Josep Borrell, alto rappresent­ante per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
La presidente della Commission­e Europea Ursula von der Leyen e il vice Josep Borrell, alto rappresent­ante per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy