Vanity Fair (Italy)

Paola e i diritti DELLE DONNE

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Di notte, da sola, sul terrazzo condominia­le, tra le lenzuola stese ad asciugare, Delia si fuma una sigaretta. È uno dei pochi momenti soltanto suoi. E comunque pensa di non meritarsi neppure quello. Questa scena la dice lunga sulla storia in bianco e nero al femminile interpreta­ta, co-sceneggiat­a e (per la prima volta) diretta da Paola Cortellesi. L’ha intitolata C’è ancora domani, l’ha dedicata alla figlia di dieci anni Lauretta e idealmente a tutte le donne che devono combattere. Arriva nelle sale il 26 ottobre dopo aver aperto e trionfato alla Festa del Cinema di Roma. È ambientata durante la Seconda guerra mondiale, però ciò che succede potrebbe essere il vissuto della nostra vicina di pianerotto­lo, di un’amica o di una cugina. Qualcosa è cambiato, ma non così tanto. E la neoregista lo racconta in modo agrodolce: trasforma le botte in passi di danza, fa scomparire i lividi come se non ci fossero mai stati, lo strangolam­ento da parte del marito diventa un gesto d’amore, una mossa di ballo. C’è ancora domani è un progetto solido, elegante, pieno di spunti originali e lontano dalla facile retorica, perché Delia (la stessa Cortellesi) ha un padre violento, Ottorino (Giorgio Colangeli), subisce il marito fedifrago e ubriacone Ivano (Valerio Mastandrea) e spera che la primogenit­a (Romana Maggiora Vergano) abbia maggior fortuna con Giulio (Francesco Centorame). Passano gli anni, restano le disparità di genere, con paghe inferiori e umiliazion­i per donne che non conoscono il proprio valore e credono di meritare cinghiate, schiaffi e pugni. Per Delia la bellezza ha il volto di un amore mai consumato, quello per Nino (Vinicio Marchioni), e la saggezza ha le parole della confidente Marisa (Emanuela Fanelli). Paola Cortellesi ha detto di essersi ispirata alla nonna, non istruita e tenace, capace di elargire grandi verità ma convinta di non capire nulla della vita. E invece… alessandra de tommasi

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