Prima amiche, POI SORELLE
Abbiamo incontrato Christine Baranski e Cynthia Nixon, pronte a tornare in The Gilded Age
In The Gilded Age, la serie scritta e prodotta dal mitico Julian Fellowes di Downton Abbey, sono due sorelle: Agnes van Rhijn e Ada Brook, che rappresentano la vecchia aristocrazia, il cosiddetto «old money» ostile ai nuovi ricchi che si affacciano nella società newyorkese di fine Ottocento, protagonista di una crescita economica e culturale senza precedenti. Nella vita Christine Baranski e Cynthia Nixon sono amiche da sempre, da quando nel 1984 la prima interpretava la madre della seconda nello spettacolo di Broadway intitolato The Real Thing, per il quale Baranski vinse un Tony Award, mentre Nixon era ancora una studentessa al Barnard College. Nella seconda stagione del period drama (su Sky dal 30 ottobre e in streaming su Now) tornano a vestire gli stessi panni della prima, tra costumi spettacolari, tempi comici irresistibili e critica sociale.
Come è stato ritrovarsi insieme sul set dopo tutti questi anni?
Cynthia Nixon: «Quando mi hanno offerto la parte sapevo che Christine era in trattative. L’ho subito chiamata e l’ho pregata di accettare». Christine Baranski: «La relazione tra me e Cynthia è come quella di una vecchia coppia sposata. È una grande attrice e un grande essere umano. Ci adoriamo a vicenda. E adoriamo la comicità del rapporto tra le sorelle Agnes van Rhijn e Ada Brook, con i suoi alti e bassi. Nei nuovi episodi il livello di profondità dei sentimenti è ancora più ricco. Alcune delle scaramucce di potere che sono state un po’ sotto traccia in precedenza, qui esploderanno».
Come descrivereste la condizione delle donne in The Gilded Age?
C.N.: «Sembrano dolci, senza ambizioni e senza pretese. In realtà hanno un enorme potere di intermediazione dietro le quinte e all’interno delle famiglie. Essere una donna, o ciò che ci si aspetta da te come donna, è spesso paradossale. Da un lato, i diritti sono pochi: non possiamo votare, i soldi non sono davvero nostri; dall’altro siamo le vere mediatrici del potere, decidiamo chi è dentro e chi è fuori dalla società». C.B.: «Si potrebbe sostenere che le donne di The Gilded Age siano state complici nella creazione delle gabbie in cui poi vivono, che hanno contribuito a un mondo di buone maniere e aspettative, e a molta competizione femminile».
Che cosa può dirci la serie sull’america di oggi in termini di rapporto tra denaro, potere e politica?
C.N.: «In effetti il periodo – fine dell’ottocento e inizio del Novecento – è simile al nostro, con la possibilità di diventare milionari dall’oggi al domani e al contempo lo spettro della povertà. Anche le domande sono le stesse: quanti soldi deve avere una persona o una famiglia?
E che cosa comporta questo per la democrazia? Esattamente come oggi, anche allora il denaro serviva per comprare posizioni politiche». C.B.: «Nella serie ci sono questi super ricchi che si fanno la guerra, e che finanziano istituzioni culturali e musei che esistono ancora adesso, ma c’è anche un lato oscuro fatto da una forma dilagante di avidità ed egocentrismo, esattamente come oggi».