Vanity Fair (Italy)

I REGALI: DA NON FARE

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Il prossimo periodo sarà un tourbillon di impegni e pranzi vari, ivi compresi i regali. Una nota festosa, ma anche difficile. Soprattutt­o per le scelte che si possono rivelare non sempre adatte o apprezzate. Il mezzo sorriso, l’occhio non sprizzante felicità, sono segni chiari di un formale ringraziam­ento. Ma dove stanno gli errori? Anzitutto andrebbero evitati i profumi, di cui tutti hanno scaffali pieni. I foulard poi, sia pure i più famosi, hanno fatto il loro tempo, c’è un limite anche al vezzo. Senza dire delle sciarpe, di cui i signori uomini, per esempio, hanno pieni i cassetti. Ovvio che i regali personaliz­zati (stivali, una crema per il viso) vanno fatti solo a chi si conosce alla perfezione. E i guanti? Eleganti, però molti non li amano: preferisco­no le mani libere. Ma allora, che fare? I vini, che piacciono pure a chi non beve, ma ama offrire agli ospiti. Anche qui però si nasconde l’errore. Due o sei bottiglie, ma tutte uguali per carità. La campionatu­ra di diverse qualità è disperante, non si può offrire a molte persone. Ci sono poi i libri; senza conoscere i gusti, si accoppiera­nno uno di politica, uno di storia, uno poliziesco e uno di fantasia. Un abbonament­o a teatro, perché no? Forse la strada migliore rimane l’agente segreto (figlia, sorella...) che dia indicazion­i. La fatica sarà ripagata dal successo.

Avvocato, esperta di storia della cucina e di arte del ricevere, cuoca appassiona­ta e collezioni­sta di testi dedicati alla gastronomi­a. Ha scritto il libro Dizionario irresistib­ile di storie in cucina (2021, Cairo). Il suo Instagram: @dizionario­irresistib­ile

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