Protagonista, la LUCE
Giovani talenti e maestri del cinema presentano Rasti, un filmato luminoso e pieno di magia
Eccola la scuola del futuro, dove si impara facendo, dove si presentano al mondo i propri compiti in classe. Il filmato Rasti ne è un esempio: gli studenti di Officine-ied, il laboratorio formativo dedicato al cinema, hanno messo a punto un cortometraggio da veri professionisti. Come fanno spesso, sono partiti da una committenza, e in questo caso è Kartell, la famosa azienda di design: «Abbiamo chiesto», spiega Lorenza Luti, direttore marketing e retail di Kartell, «di mettere al centro la luce, interpretata e utilizzata come protagonista di una storia che fosse emozionale come riescono a esserlo le nostre lampade». Nessun altro paletto. E i ragazzi sono riusciti nell’impresa, raccontando di un papà (Lino Guanciale) che, con la complicità della compagna (Eleonora Giovanardi) e di una guardiana d’albergo (Paola Buratto), vuole fare una sorpresa alla figlia Anna (Gaia Minoli) per il suo compleanno, e inventa una storia commovente, che riesce a valorizzare in maniera poetica i prodotti del brand. Così i led della lampada Taj si trasformano nelle orecchie del fantasmagorico Rasti e la Aledin diventa il mezzo per comunicare con segnali luminosi: «Un tema come quello della luce è un bellissimo argomento da trattare e ha permesso di avere molta libertà creativa», spiega Silvio Soldini, direttore artistico di questo progetto e docente sul campo.
Lei quanto ha contribuito?
«Ah, no, hanno fatto tutto i ragazzi. Io ho fatto, appunto, la direzione artistica e ho coinvolto gli attori che hanno già un’esperienza, in modo che, recitando, potessero anche loro in qualche modo insegnare agli studenti. L’esperienza di lavorare con Lino Guanciale per i ragazzi è stata importante: con un attore bravo come lui, la storia può delinearsi meglio, andare oltre al soggetto predefinito, cambiare i dialoghi e riadattarli».
Se non c’è luce non c’è cinema. Quali sono gli ingredienti indispensabili per un buon film?
«Per il cinema è importantissimo anche il suono: al di là della musica, tutti i rumori hanno un ruolo decisivo. Il cinema, poi, è fotografia, è scenografia, è sceneggiatura ed è, più di tutto, la recitazione degli attori. Quando ho iniziato, ero molto più affascinato dal lavoro sull’immagine, poi ho capito che invece il percorso che puoi fare con gli attori è quello che fa la differenza. Ed è per questo che cerco di spronare i ragazzi a relazionarsi con gli attori, cercando piuttosto di avere un dialogo sincero con loro, pronti a cogliere le suggestioni, magari anche per cambiare idea rispetto al piano iniziale».
Quanto ci avete messo per mettere a punto questi 18 minuti di film?
«Circa tre mesi, un lavoro da maggio a luglio inoltrato, dall’idea del soggetto alla grafica della locandina, i ragazzi hanno pensato a tutto. E ora finalmente il debutto al cinema».
Rasti a parte, lei ora su che cosa sta lavorando?
«Sto portando in giro il documentario Un altro domani, che il 24 novembre si può vedere al Cinema Anteo di Milano e il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, andrà in onda su La7: è un docufilm che, attraverso le voci di vittime e colpevoli, criminologi, psicologi, avvocati, esplora le dinamiche della violenza di cui il femminicidio è solo la punta dell’iceberg. Il film vuole andare a vedere che cosa c’è sotto, capire come si può fare prevenzione, come si può evitare la spirale di violenza».